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mercoledì 18 maggio 2016

Zond 8: l’ultima missione circumlunare


Disegno di una sonda Zond.Zond 8 fu l'ultima missione della serie Zond effettuata dall'Unione Sovietica nell'ottobre del 1970 prima della chiusura definitiva del programma circumlunare.

La missione ebbe il compito di testare i sistemi di bordo della capsula Sojuz 7K-L1 in orbita lunare, compiere il rientro sulla Terra con un traiettoria tele-guidata e atterrare in territorio sovietico.

Un'imperfezione durante la fase di discesa costrinse il centro di controllo a far ammarare la capsula nell'Oceano Indiano, così come era successo in precedenza alla missione Zond 5.

Ma i lanci delle missioni Zond avevano all'epoca perso importanza agli occhi dell'opinione pubblica internazionale a seguito del successo del primo volo circumlunare con equipaggio che gli astronauti americani avevano compiuto nel dicembre del 1968.



La missione e i fotogrammi recuperati


La missione Zond 8 partì il 20 di ottobre del 1970 dal poligono di Tjuratam.

Il 21 di ottobre scattò la prima fotografia della Luna da una distanza di 64.480 chilometri. Tre giorni più tardi la sonda sorvolò e fotografò il satellite a una distanza minima di 1.110,4 chilometri.

La stazione automatica eseguì la prima trasmissione televisiva sovietica vista in diretta da una distanza di 65.000 chilometri.

Le fotografie, come per la precedente missione, furono scattate sia a colori che in bianco e nero con un apparecchio fotografico AFA-BAM da 400 millimetri.

La Luna vista dalla sonda Zond 8.Zond 8 trasmise le immagini del volo per tre giorni. La prima sessione fotografica riguardava 20 immagini della Luna per intero, mente la seconda sessione era costituita da 78 fotogrammi della superficie selenica. Di questi, ben 17 mostravano la Terra sopra l'orizzonte lunare.

Alla fine del suo viaggio, la sonda ammarò nell'Oceano Indiano, esattamente a 730 chilometri a sud est dell’arcipelago Chagos e a 24 chilometri dalla nave per il recupero.



Epilogo delle missioni Zond

Se non fosse stato per il maldestro rientro sulla Terra, il volo di Zond 8 avrebbe potuto rappresentare una missione automatica perfetta nel contesto del programma circumlunare sovietico.

Tuttavia, proprio nel ritorno sul nostro pianeta, invece di effettuare il solito atterraggio nell'emisfero nord della Terra permettendo alla stazione di controllo di mantenere un contatto continuo con la sonda, Zond 8 si diresse verso sud ammarando nell'Oceano Indiano.

Il motivo di questa imprecisione fu un malfunzionamento improvviso del sistema di guida e del controllo automatico d'assetto che impedì l'allineamento preciso e forzò la capsula ad un semplice rientro balistico in sostituzione del più complesso rientro a balzi.
Foto scattata da Zond 8: la Terra sull'orizzonte lunare.
Le squadre d'emergenza erano già state mobilitate per un nuovo recupero nell'Oceano, così come era stato fatto per la missione Zond 5 del settembre 1968.

Poiché lo sbarco sulla Luna ormai non era più negli interessi dell'Unione Sovietica, gli ultimi due lanci in programma (Zond 9 e Zond 10) subirono la cancellazione immediatamente dopo l'ammaraggio di Zond 8 e gli equipaggi selezionati furono rischierati per altre missioni. I prototipi numero 10 e numero 15 rimasero così a terra e non partirono mai alla volta dello spazio.

Nonostante la capsula 7K-L1 fosse ormai collaudata, il governo sovietico si oppose all'idea di effettuare un lancio con equipaggio umano con la navetta Zond attorno alla Luna per non suscitare l'ironia degli americani: la NASA aveva svolto la stessa missione il 24 dicembre del 1968.

Il cosmonauta Aleksej Leonov, precedentemente designato per una possibile missione lunare, rimase piuttosto deluso da questa decisione e indirizzò, senza tuttavia alcun esito, una lettera di protesta al leader sovietico Leonid Brežev.

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