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lunedì 8 dicembre 2014

La destituzione di Nikita Chruščёv


Il primo ministro sovietico Nikita Chruščёv mentre tiene un discorso.
Nell'aprile del 1964 in tutta l'Unione Sovietica si festeggiò solennemente il settantesimo compleanno del primo segretario del Partito Comunista, nonché primo ministro del Governo sovietico, Nikita Chruščёv. La stampa e i collaboratori gli inviarono calorosi auguri e ne cantarono le lodi, enfatizzandone le qualità di leader. Tutto ciò evidenzia la graduale involuzione della leadership kruscioviana verso un “piccolo culto delle personalità” e la crescita inesorabile del ruolo autocratico in seno alla direzione collegiale del Comitato Centrale e del Presidium. Tuttavia il Partito non era più quello di Stalin e la burocrazia non era più disposta a tollerare un despota. Soprattutto Chruščёv non era Stalin. È vero che negli ultimi anni di potere Chruščёv era diventato sempre più oltraggioso e prepotente con i suoi collaboratori, ma i burocrati sapevano benissimo che egli non sarebbe mai giunto agli eccessi criminali del vecchio padrone.




Nuovi e vecchi nemici


Chruščёv fece approvare dal partito numerose riforme che toccavano nel profondo i privilegi e la tranquillità della burocrazia. Il fatto che la burocrazia non si sia saputa opporre in sede dibattimentale ma sia ricorsa alla congiura per disfarsi del guastafeste la dice lunga su quanto ancora fossero forti, nella psicologia del burocrate, il rispetto e il timore per la massima autorità. La scelta di costringerlo alle dimissioni giunse dopo i mal di pancia causati dalle ultime trovate di Chruščёv. Una di queste prevedeva l'annullamento delle famose “buste”, un vero e proprio reddito esentasse che i massimi dirigenti del partito, dello Stato e delle Forze Armate ricevevano in aggiunta al normale stipendio. Ma soprattutto Chruščёv propose l'eliminazione delle cellule di partito dalle direzioni agricole specializzate, facendo temere alla burocrazia la perdita del controllo sull'impero interno dei colcos e dei sovcos. Inoltre egli affermò la sua intenzione di allargare il Presidium per farvi entrare elementi più giovani. Per chi visse gli avvenimenti di fine 1952 fu subito evidente la somiglianza con le decisioni dell'ultimo Stalin e soprattutto i membri più anziani del Presidium interpretarono la proposta come una minaccia personale.

Anche il KGB e le Forze Armate non avevano di che rallegrarsi. I poteri del primo vennero notevolmente ridotti mentre le seconde subirono un taglio degli effettivi e degli armamenti convenzionali. Se a questo quadro di dissenso aggiungiamo i sentimenti di operai, intellettuali e contadini, la posizione del primo segretario risultava assai disperata dal punto di vista della popolarità. Gli operai subirono una contrazione del tenore di vita a causa dell'aumento dei prezzi e a causa delle restrizioni loro imposte sugli orti individuali e sugli animali da cortile. I contadini furono colpiti duramente dalle leggi vessatorie sull'appezzamento individuale e dalla meccanizzazione forzata dei colcos. Nei confronti degli intellettuali, che pure dovettero molto a Chruščёv, permaneva un atteggiamento di moderata ostilità. Molte pubblicazioni continuavano a non essere permesse e l'atteggiamento personale di Chruščёv in occasione di mostre e ricevimenti ne aveva danneggiato irrimediabilmente l'immagine.



I congiurati all'opera


Leonid Brežnev.
Leonid Brežnev.
Il 12 ottobre del 1964, in sua assenza, si svolse al Cremlino una seduta allargata del Presidium dove Suslov e Šelepin misero all'ordine del giorno la questione  dell'immediata rimozione di Chruščёv da tutti i suoi incarichi.  La questione non fu sollevata da un momento all'altro ma nelle alte sfere moscovite l'opportunità di tale azione era già stata affrontata almeno da un anno o poco meno. Nel corso dei mesi il gruppo più determinato, guidato dai già citati Suslov e Selepin, ai quali va aggiunto Leonid Brežnev, riuscì ad ottenere la rassicurante adesione del generale Malinovskij e quindi dell'Esercito e in generale della maggioranza dei membri del Comitato Centrale.

La mattina del 13 di ottobre, mentre si trovava in vacanza sul Mar Nero, Chruščёv fu raggiunto da una telefonata di Brežnev che lo invitava a tornare subito a Mosca perché il Presidium desiderava analizzare le sue recenti proposte in materia agricola. Egli dapprima esitò, ma poi incalzato dovette cedere e accettò di partire. Quando all'aeroporto di Mosca egli trovò ad attenderlo Semičastnyj, il capo del KGB, dovette intuire che il Presidium  non avrebbe discusso solo di agricoltura. Il KGB ebbe un ruolo attivo nella congiura e pare che il primo segretario fosse spiato da tempo.

Alla seduta del Presidium, oltre ai membri effettivi e a quelli candidati, erano presenti alcuni ministri e alcuni segretari regionali. La discussione fu tempestosa e a tratti anche brutale. Chruščёv respinse le accuse con determinazione e a sua volta ne formulò contro i suoi accusatori. L'unico che disse qualcosa in sua difesa fu Mikojan, il quale fu travolto dagli altri interventi. La seduta durò fino a tarda notte e fu sospesa. Chruščёv si prese una notte per decidere se resistere ed andare incontro all'umiliazione della destituzione violenta e oltraggiosa oppure se cedere ed essere pensionato per motivi di salute. La notte egli telefonò a Mikojan e molto significativamente disse:
Sono vecchio e stanco. Che facciano senza di me. Ho ottenuto la cosa più importante. Le nostre relazioni e lo stile di direzione sono cambiati radicalmente. Chi avrebbe potuto sognare di dire a Stalin che non andava più bene e si doveva ritirare? Non sarebbe rimasto nulla di lui. Oggi tutto è diverso. La paura è scomparsa e conduciamo le nostre conversazioni su un piano di eguaglianza. Questo è il mio contributo. Non combatterò.



Il Comitato Centrale si riunisce: il discorso di Suslov


Michail Suslov, "l'ideologo capo".
Michail Suslov.
 Il 14 ottobre si aprì il plenum del Comitato Centrale, chiamato a ratificare il nuovo gruppo dirigente e ad ascoltare le motivazioni della destituzione di Chruščёv. Il nuovo primo segretario del partito Brežnev introdusse la seduta. L'eminenza grigia del Comitato Centrale, Suslov, lesse per un'ora un documento privo di un' analisi dell'operato del Partito nell'ultimo decennio e privo di un programma per il futuro paese, ma totalmente incentrato sui peccati soggettivi di Chruščёv.

Il dimissionario fu accusato di errori clamorosi nei compiti di direzione, di accentramento di potere, di improvvisazione e dilettantismo nell'attuazione di riforme destabilizzanti e impopolari. Gli fu rinfacciato l'emergere di un suo culto della personalità, sostenuto dai giornali e dal cinema, e di nepotismo (Chruščёv aveva promosso il genero a membro del Comitato Centrale). Suslov attaccò duramente la suddivisione del partito in linee produttive e denunciò la riorganizzazione della gestione dell'industria, attribuendole la responsabilità del groviglio di enti e comitati che ne impedivano una gestione razionale. A Chruščёv vennero rinfacciati anche l'aumento dei prezzi e le conseguenti proteste.

Poi Suslov continuò la requisitoria spostando l'attenzione sulla grossolanità e volgarità dell'uomo. Sottolineò la sua mancanza di tatto nei rapporti con l'estero e citò una serie di fatti nei quali questo suo comportamento fu fonte d'imbarazzo per il paese. In particolare fu attribuito al suo carattere il precipitare del dissidio con la Cina di Mao. Chruščёv dovette ascoltare in silenzio Suslov accusarlo di abuso di potere e di arbitrio nei confronti del commercio estero e dell'apparato del Partito nei vari settori e sui vari livelli. Particolarmente dura fu l'invettiva diretta contro di lui sulle questioni agricole. Nel complesso le critiche di Suslov furono giuste e compatibili con gli errori reali commessi da Chruščёv. Tuttavia Suslov si dimenticò di aggiungere che tutte le decisioni prese da Chruščёv erano state discusse e votate all'unanimità dal Presidium senza opposizione alcuna.

Il plenum dell'ottobre 1964 mise in evidenza la maturazione avvenuta dentro i vertici del partito dal 1957. Si era formata una potente cerchia di funzionari e uomini dell'apparato con proprie prerogative e propri interessi specifici. Con Stalin al potere essi rischiarono la vita e la libertà mentre con Chruščёv avevano rischiato il posto e i privilegi. La presa di posizione dei potenti apparati del Partito e dello Stato, ma anche di quelli delle Forze Armate e del KGB, pose fine all'era dello “smarrimento e della speranza” in URSS e diede inizio all'epoca del conformismo sovietico.



Chi fu Nikita Chruščёv? Valutazioni dell'uomo e del suo operato


Il giudizio storico su Chruščёv conobbe profonde modifiche nel corso degli anni successivi alla sua destituzione. Jakovlev, il futuro collaboratore di Gorbačёv, vide in Chruščёv la persona che guidò la nave sovietica verso il mare aperto della realtà, provocando la ribellione dei suoi ufficiali che si ammutinarono per ricondurla nel porto tranquillo e protetto della stagnazione, trovandosi un nuovo capitano adatto a questo scopo. Per altri Chruščёv fu un capo che produsse certo sofferenze e fece tante cose assurde, ma nonostante i suoi limiti si mosse verso il futuro.

È emersa cosi un'immagine contraddittoria dell'uomo e della sua opera: una persona buona e gentile in privato ma capace di crudeltà in politica; dotata di comprensione, buon senso e umorismo, ma al tempo stesso uno spaccone prepotente e ignorante; un uomo diviso tra la dedizione allo Stato e allo statismo e quella al benessere della popolazione, che esprimeva anche le due anime del comunismo, al tempo stesso culto dello Stato e della forza e promessa di liberazione e felicità umane. Anche molti intellettuali, che salutarono la sua defenestrazione con soddisfazione, ne rivalutarono in seguito l'operato. Negli anni di Brežnev molti di loro addirittura lo rimpiansero. Questo perché nonostante si sia rivelato incapace di liberarsi completamente dai dogmi che aveva abbracciato quando era stato un favorito di Stalin, Chruščёv riuscì a disfarsi di molti preconcetti e a maturare la disponibilità a rivedere le sue idee.

Il monumento funebre di Chruščёv, scolpito da Neizvestnyj.
Il monumento funebre di Chruščёv,
 scolpito da Neizvestnyj.
Ai suoi funerali, avvenuti il 13 di settembre del 1971, parteciparono, scortati dall'occhio attento dei
servizi di sicurezza, alcuni intellettuali, storici e scrittori. Evidentemente ritennero di dovergli un pizzico di riconoscenza. Uno di essi, lo scrittore e accademico dissidente Medvedev, disse che quando nel 1956 ricevette per posta il telegramma della Commissione per le riabilitazioni e vi lesse che il padre, illegalmente soppresso negli anni trenta durante le purghe, era stato riabilitato, egli si sentì per la prima volta un cittadino completo.

Alcuni giorni dopo la sepoltura, il figlio di Chruščёv, Sergej, si presentò dallo scultore Neizvestnyj, con il quale il padre polemizzò violentemente durante la già citata mostra d'arte del maneggio. Sergej disse che si trovava lì per soddisfare una delle ultime volontà testamentarie del padre e cioè che fosse proprio Neizvestnyj a realizzare il suo monumento funebre. Ciò dice molto anche sui ripensamenti e sui pentimenti che il Chruščёv in pensione riuscì a maturare. Con il simbolico gesto di affidare ad un artista che aveva osteggiato violentemente l'estremo commiato dal mondo egli non fece altro che confermare la sua straordinaria, contraddittoria, tragica personalità. Per questo motivo Neizvestnyj realizzò un monumento funebre, un busto di Chruščёv, composto da pietre bianche e nere, riflettenti la luce del progresso, delle riabilitazioni e della dissacrazione del tiranno, ma anche l'oscurità dell'arbitrio, del monopolio arrogante del potere e della negazione di una vera libertà.

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