martedì 28 maggio 2013

La coda: un romanzo di Vladimir Sorokin


Copertina del romanzo di Sorokin "La coda".Ogni occidentale che sia andato in URSS durante gli anni Settanta o Ottanta ricorderà un fenomeno fisiologico della vita quotidiana e della socialità sovietiche: la coda. La coda era così naturale e onnipresente da dare il titolo ad un importante romanzo samizdat: per l'appunto La coda, di Vladimir Sorokin.

Tutti abbiamo fatto una coda, e ancora ne faremo. Per noi Italiani, tanto per fare un esempio, la coda è quasi un istituto di diritto pubblico, oltre che consolidata prassi commerciale. Si fa la fila alle poste, si fa la fila negli uffici d'amministrazione di ogni livello, si fa la fila alla cassa del supermercato.

Ciò che più somiglia alla coda sovietica è proprio lo stare intruppati alla cassa del supermercato, in attesa del proprio turno per pagare. Con una grossa differenza: qui si fa la fila quando si è già acquistato (per pagare i prodotti che si desideravano, e qualcuno in più), lì si faceva la fila per avere il diritto di acquistare dei prodotti scarsi.

Come l'auto Trabant sarà per sempre il simbolo dell'industria tedesco-orientale e della sua mancanza di materie prime, la coda per l'acquisto è il vero segno visivo dell'economia pianificata tardo-sovietica, l'emblema dell'incapacità di quel sistema produttivo di fornire un prodotto a chi ne necessitava, e di farlo nel posto e nel momento in cui quel prodotto era necessario. Lo stesso prodotto, come niente fosse, poteva diventare disponibile quando non serviva a nessuno, anzi, magari non diventava solo disponibile ma addirittura sovrabbondante. E sarebbe stato comprato: non si poteva mai sapere.

Da questo sfasamento temporale fra la domanda e l'offerta nasceva la coda. Si poteva fare la fila per qualunque cosa in Unione Sovietica. Anche per qualcosa che non si sapeva esattamente cosa fosse. Chi ne avesse il tempo e la voglia può leggerne una divertente e amara testimonianza nel romanzo La coda, di Vladimir Sorokin.

Romanzo apparentemente leggero e in realtà cattivissimo, La coda faceva parte degli scritti di Sorokin che circolavano clandestinamente fra gli intellettuali sovietici. Nel 1985 veniva stampato da un editore di lingua russa a Parigi, e da quel momento in poi veniva tradotto. In italiano è disponibile dal 1988, nella traduzione di Pietro Zveteremich per l'editore Guanda.



Il romanzo di chi attende in fila il suo turno


URSS: fila di persone in coda per fare acquisti.
Nella capitale dell'Unione delle Repubbliche si forma una coda di fronte ai grandi magazzini. Una coda come le altre, una fra le tante che in quel giorno si saranno formate o sciolte nella metropoli. La gente vede la fila e chiede. Si dice che ci siano degli ottimi prodotti. Qualcuno si ferma, la fila cresce... e intanto il lettore conosce un certo Vadim, un giovane moscovita.

In quella fila smisurata Vadim fa amicizia con degli sconosciuti, scherza, scambia favori e opinioni, si ubriaca, partecipa a una rissa. Conosce una ragazza carina, Lana, e fa lo scemo con lei. Lei se la tira per un po', ma alla fine sembra starci. Ma quando Vadim è occupato un tizio che sostiene di essere uno scrittore le propone di andare con lui in un ristorantino alla moda, per conoscersi meglio. Fra il ristorantino alla moda con lo scrittore e la coda con Vadim non c'è storia. La bella Lana fa la sua scelta e scompare dal romanzo. 

E intanto interviene la milizia per mettere ordine e spostare la gente dalla strada, perché la coda ostacola il traffico. E si fece notte e si fece giorno: l'indomani la coda è ancora lì, sempre più lunga. Finché un temporale non fa giustizia di tanti sforzi. La fila si rompe, i partecipanti si disperdono... non è ancora finita, ma non vi dico altro.

Questo è La coda, un mondo autonomo che si forma di fronte al lontano orizzonte di un acquisto, la sinfonia della "folla anonima, che rende anonimi", come la canterebbe Paolo Conte. Romanzo senza descrizioni e senza indicazioni, costruito dal concatenarsi delle frasi di coloro che vengono risucchiati dal vortice sociale della fila, La coda dà un solo punto di riferimento ai suoi lettori. Quel punto è un giovane scanzonato di nome Vadim che ciclicamente riappare in questa fila dove pregiudizi e antiche ostilità, rassegnazione e ferocia, chiacchiere vuote e opinioni sull'arte alla moda ci rendono uno spaccato di vita sovietica.

6 commenti:

  1. Sicuramente la coda fu un tratto caratteristico della società sovietica. Negli anni 60 girava una barzelletta:"E' lungo 100 metri, ha mille piedi e si nutre di cavoli..."

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    1. Un animale mitologico!

      Da qualche parte ho letto che in certi grandi magazzini le code da fare erano addirittura tre: una per chiedere il prodotto, una per pagarlo, una per ritirarlo. Roba che neanche all'INPS.

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  2. Comunque, quando la somma totale del valore monetario nominale è superiore alla somma totale del valore delle merci, quando cioè la moneta non è capace di rappresentare decentemente le scarsità relative, le code sono inevitabili. Nel nostro sistema avviene il contrario: il valore complessivo delle merci è superiore al valore complessivo della moneta circolante, e andiamo in crisi di sovrapproduzione ciclica. Per gli economisti sovietici concetti come "inflazione" ed "esplosione di liquidità" sono sempre stati misteriosi, inutili, non degni di approfondimento.

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    1. Come dice il tuo omonimo e nostro comune amico, siamo diventati un URSS al contrario. Lì avevano i soldi in tasca ma le vetrine vuote. Qui abbiamo le tasche vuote e le vetrine piene.

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  3. Ehm..."Samizdat" non significa "coda", ma "stampato in proprio", "auto-edizione". Stava a indicare le opere prodotte e diffuse clandestinamente per evitare la censura.

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    1. Appunto, "La coda" di Sorokin è uno dei romanzi samizdat, stampati in proprio, negli anni '80.

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