mercoledì 15 gennaio 2014

L'ascesa di Nikita Chruščёv


Nikita Kruscev, foto scattata a Berlino Est nel 1963.
Alla morte di Stalin si aprono nuovamente le difficili manovre della successione. Queste vedranno infine la vittoria di Nikita Chruščёv: all'URSS di Chruščёv saranno destinati i prossimi post.



Le prime riforme


Subito dopo la morte del dittatore l'uomo che più di ogni altro pareva destinato a succedergli era Malenkov. La sua foto, in qualità di primo ministro, campeggiava accanto a quella di Stalin e Mao sulle principali testate. Il suo principale alleato era Berija, il temuto e odiato capo degli apparati di sicurezza di Stato. Un primo errore di valutazione dei due fu quello di sopravvalutare le cariche governative a scapito di quelle di partito. Chruščёv dal canto suo seppe intuire che il vero potere, in un sistema a partito unico, risiedeva nel controllo dell’apparato centrale e dei suoi principali rami periferici. Completava il quadro dei massimi dirigenti Molotov, relegato di fatto ad occuparsi di politica estera.

In particolare uno dei più attivi fu Berija. Dopo la morte del despota, nel giro di ventiquattro ore aveva già fuso, sotto il suo comando, il Ministero per la sicurezza dello Stato con il Ministero degli interni. Fece arrestare o licenziare le personalità a lui sgradite e promuovere uomini fedeli nei posti chiave. Sempre il 6 marzo il gruppo dirigente si mise d'accordo sulla ristrutturazione degli organismi stravolti da Stalin al XIX Congresso. Il Presidium venne riportato a 10 membri e 4 candidati. Chruščёv dal canto suo fece trasferire nel suo ufficio al Comitato centrale i principali archivi del partito.Con grande sollievo per tutta la burocrazia amministrativa la “veglia notturna”, ai quali gli impiegati dello stato erano stati costretti a causa delle abitudini personali di Stalin, fu abolita e sostituita con un orario umanamente sopportabile: dalle 9 alle 18 con un ora di pausa per il pranzo.

Ciò che accadde il 4 aprile del 1953 fu il vero segno di cambiamento dei tempi: il Ministero degli Interni portò a conoscenza della popolazione il fatto che il “complotto dei medici” era stato inventato di sana pianta. Ciò equivalse ad ammettere che l'infallibile macchina repressiva atta a scovare i nemici del socialismo in realtà non era tale. L'atto ebbe un grande valore storico e politico e rappresentò la prima vera cesura con il regime staliniano dell'arbitrio e del terrore. I parenti delle vittime, che assistettero impotenti ad arresti ed esecuzioni dei loro cari senza poter battere ciglio, intravidero uno spiraglio: centinaia di migliaia di lettere cominciarono ad affluire alla Procura e presso le istanze del Partito. 

Berija ordinò inoltre di liberare alcuni nomi eccellenti che furono arrestati negli ultimi mesi di vita di Stalin, tra i quali la moglie di Molotov. Il Ministro degli Interni fu nel primo scorcio di governo post-staliniano la vera mente riformatrice del triumvirato al potere. Fu promotore di un'amnistia nei confronti dei criminali comuni, della distensione internazionale, della riunificazione delle Germania e della sua neutralizzazione, della riconciliazione con la Jugoslavia, della fine della russificazione in campo culturale, dell'allargamento dei diritti delle nazionalità e della promozione ai posti dirigenti di quadri locali. 

I suoi compagni di partito lo temevano, non solo per questo dinamismo riformistico, ma soprattutto perché, in quanto Ministro degli Interni, possedeva informazioni riservate su tutti i suoi colleghi. Far sparire Berija, autore per conto di Stalin di crimini inauditi, voleva significare chiudere ulteriormente i conti con il passato regime ma anche eliminare un avversario scomodo, depositario di segreti inconfessabili relativi alle responsabilità di tutti i massimi dirigenti del partito e dello stato, durante il terrore e dopo. Berija fu arrestato e fucilato il 10 luglio del 1953 in base a capi d'accusa totalmente inventati, quindi nella più rigorosa osservanza delle modalità staliniane.

Le voci di un ammorbidimento del regime giunsero fini ai campi di lavoro. I detenuti politici cominciarono a ribellarsi, trascinando con se i criminali comuni e ingaggiando contro la polizia carceraria e l’esercito epiche battaglie per la libertà di cui purtroppo si è parlato troppo poco e che all'epoca passarono inosservate . Le rivolte furono represse nel sangue ma gettarono un seme di dignità e di speranza sopra un terreno, quello della protesta organizzata, sterile solo in apparenza.

Intanto continuava lenta ma inesorabile l'ascesa di Nikita Chruščёv. La biografia politica di Chruščёv merita di essere descritta e analizzata perché il suo operato ha lasciato un segno profondo nella storia dell'Unione Sovietica e di tutto il movimento comunista. Il periodo legato al suo nome presenta caratteristiche particolari, un proprio stile e una propria fisionomia. 



Nikita Chruščёv: origini proletarie e militanza


Chruščёv nacque da una famiglia operaia e per molti anni lavorò lui stesso come operaio nelle fabbriche e nelle miniere del Donbass. Fu un operaio di prima generazione, dato che la sua era una famiglia di origini contadine del governatorato di Kursk. Le umili origini furono un motivo di orgoglio per Chruščёv: amava parlarne in pubblico per rimarcare la straordinaria parabola che la sua vita rappresentava. Quando egli visitò Hollywood, davanti al “più grande raduno di stelle in tutta la storia degli Stati Uniti” (così lo definì la stampa dell’epoca), disse:
Volete sapere chi sono io? Ho cominciato a lavorare appena ho imparato a camminare. Fino all'età di quindici anni portavo al pascolo i vitelli, le pecore e poi anche le vacche dei possidenti. Tutto questo prima dei quindici anni. Poi ho lavorato in una fabbrica i cui padroni erano tedeschi, poi in miniere che appartenevano a dei francesi; ho lavorato in fabbriche chimiche appartenenti a dei belgi, e adesso ecco che sono primo ministro del grande Stato sovietico.

Kruscev con Stalin nel 1936.
Nikita Chruščёv al lavoro insieme a Stalin, foto risalente
al 1936.
I primi contatti con la militanza politica anti-zarista, Chruščёv gli ebbe durante i moti operai del 1914-1917, nei quali accanto alle rivendicazioni salariali si affiancò la richiesta di una pace immediata. Durante la guerra civile il nostro uomo si iscrisse al partito bolscevico e si arruolò nelle milizie operaie che combattevano nel Donbass contro Kaledin e contro la Rada di Kiev e ne divenne commissario politico. Dopo la guerra, il partito lo nominò vice-direttore delle miniere di Rutčenkovo e successivamente, alla fine del 1924, venne eletto vicesegretario del comitato esecutivo del partito (rajkom) dell'unita amministrativa (rajon) di Petrovo-Marinsk. Nel 1925 visitò per la prima volta Mosca, in qualità di delegato al XIV Congresso del partito bolscevico. Qui per la prima volta vide Stalin e ne rimase impressionato per la disponibilità e la “democraticità” che il futuro dittatore seppe mettere in mostra. In quegli anni Chruščёv si distinse come fedele sostenitore della “linea generale” staliniana e contro le opposizioni trockiste e zinovieviste. Nel 1928 superò una selezione e fu cooptato nell'organizzazione repubblicana del partito ucraino in qualità di vice responsabile della sezione organizzazione del Comitato centrale del partito comunista ucraino. Poco dopo Chruščёv fu ammesso all'Accademia industriale di Mosca, nella quale divenne segretario della locale cellula di partito.



A Mosca. La Grande Guerra Patriottica


Il salto decisivo avvenne nel 1931 quando Kaganovič lo introdusse nell'apparato di partito moscovita in qualità di amministratore ora di un quartiere, ora di un distretto della capitale e infine come primo segretario di partito della regione (obkom) di Mosca. Avendo un ruolo così in vista nella città centro del potere, Chruščёv poté conoscere tutti i principali dirigenti del paese e sentire spesso lo stesso Stalin. Questi era molto abile a compiacere e mostrarsi gentile con le nuove conoscenze e spesso invitava a cena i dirigenti del partito e della municipalità. Chruščёv si sentiva lusingato e ammise di aver provato per Stalin una sconfinata ammirazione.

Negli anni del terrore Chruščёvsi vide recapitare le confessioni di compagni che lavorarono al suo fianco. Se anche qualche dubbio sulla veridicità delle accuse sia mai sorto, egli non ne diede prova e proseguì il suo lavoro di dirigente, confidando negli apparati di sicurezza e affogando i dubbi nella paura. Si può tuttavia affermare che non vi sono prove che Chruščёv sia stato una forza motrice del terrore staliniano al pari dei Kaganovič o dei Malenkov, che erano soliti fornire di persona i nominativi delle persone da reprimere. Chruščёv ricordò questo periodo con reticenza e con scarsa precisione. Quello che sappiamo è che nel 1938 Chruščёv venne eletto membro del Presidium  del Soviet supremo e successivamente entrò a far parte del Politburo  del Comitato centrale in qualità di membro candidato al posto del purgato Postišev. Con questo ulteriore salto egli entrò a far parte della ristretta cerchia di uomini che stavano a capo del partito e dello Stato sovietico. Inoltre, dopo che l'ondata di terrore spazzò via l'intera classe dirigente ucraina, Chruščёv venne scelto da Stalin per ricoprire il ruolo di primo segretario del partito comunista ucraino. Tra il 1939 e il 1940 fu impegnato nelle nuove annessioni territoriali che interessarono la repubblica ucraina dopo la stipula del patto con la Germania nazista ma soprattutto si occupò attivamente di agricoltura.

Quando nel giugno 1941 la Germania invase l'URSS entrando in Ucraina, Chruščёv era anche membro del consiglio militare del distretto di Kiev e in virtù di tale qualifica venne coinvolto a pieno titolo nelle operazioni di difesa della città. Ma l'avanzata tedesca fu inarrestabile e nel 1942, in seguito a disastrose disfatte, Chruščёv temette di essere destituito e punito. Invece Stalin lo mandò a Stalingrado, in qualità di membro del consiglio militare di quel fronte. Sicuramente il fatto che Chruščёv abbia vissuto da protagonista la più grande epopea militare della guerra giovò alla sua popolarità e al suo prestigio. Inoltre ampliò il numero di amicizie tra generali e alti ufficiali dell'Armata Rossa, cosa che, come vedremo, risulterà assai utile nel raggiungimento del potere assoluto.



Chruščёv a capo dell'Ucraina


Ritratto di Nikita Kruscev.
A guerra finita ottenne nuovamente l'incarico di governare l'Ucraina liberata e di dirigere i piani di ricostruzione. Essere il viceré di Stalin in un paese di 40 milioni di abitanti fu certamente un grande vantaggio. Lontano da Mosca egli fu più protetto dagli intrighi machiavellici che si annidavano nei corridoi del Cremlino, oltre che dallo sguardo sospettoso di Stalin. L'Ucraina era poi il granaio dell’Unione, nonché la regione con il maggior numero di industrie. Fu quindi una grande palestra del potere che il nostro uomo poté utilizzare con meno rischi e con gradi di autonomia assai superiori rispetto ad altri dirigenti repubblicani. 

Le possibilità di esprimere giudizi autonomi sui problemi della produzione e di trovare soluzioni originali senza subire eccessive pressioni dal centro aiutarono non poco Chruščёv nella sua formazione di leader. Ma lo condussero anche al primo vero scontro con il dittatore. Nel 1946 la base produttiva agricola ucraina non era stata ancora ricostituita. Mancavano manodopera e mezzi meccanici. Tuttavia il governo centrale fisso in 7,2 milioni di tonnellate il quantitativo di grano da versare obbligatoriamente allo Stato. Chruščёv predispose una equipe di agronomi  e specialisti per stimare quanto grano era in realtà possibile produrre. La cifra indicata fu inferiore alle tre milioni di tonnellate. Quando le fattorie collettive cominciarono a spedire il grano agli ammassi fu subito chiaro che non ne sarebbe rimasto per sfamare la popolazione. Chruščёv ne fu subito consapevole e chiese l'intervento di Mosca. Inviò un rapporto sulla criticità della situazione e propose di introdurre il razionamento per sventare la carestia imminente. Ma Stalin rifiutò sdegnosamente e inviò a Chruščёv  un telegramma umiliante. 

La carestia imperversò per tutto l’inverno e notizie su casi di cannibalismo giunsero sulla scrivania di Chruščёv: “…la donna aveva messo il cadavere di suo figlio sul tavolo e lo stava tagliando a pezzetti. E intanto diceva come chiacchierando tra sé: “abbiamo già mangiato Manečka e adesso mettiamo in salamoia Vanečka. Questo ci farà campare per un po'”. Questi ricordi ebbero un impatto profondo sulla mentalità di Chruščёv e sulle sue successive riforme. Le divergenze con Stalin ne arrestarono momentaneamente l’ascesa e nel 1947 fu rimosso dall'incarico di segretario del partito ucraino, pur mantenendo la carica di primo ministro della repubblica.



Verso il potere


Chruščёv tornò nella capitale nel 1949, chiamato a presiedere nuovamente importanti incarichi nella regione di Mosca, ma soprattutto venne eletto segretario del Comitato Centrale del partito dell'Unione. Come sappiamo gli ultimi anni di Stalin furono segnati dalla stretta repressiva del regime in vari campi della vita sociale e culturale e dall'aumento della sospettosità del despota, alla quale seguirono arresti, processi e deportazioni di noti esponenti del partito. In questo clima cupo e segnato dall'incertezza, Chruščёv riuscì ad evitare che dopo “l'affare Leningrado” si concretizzasse un “affare Mosca”, allontanando dai dirigenti del distretto i sospetti del dittatore.

Kruscev al XX congresso del PCUS.
Nikita Kruscev al XX Congresso del PCUS,
durante il quale si parlerà dei crimini
compiuti durante l'era di Stalin.
Dopo la morte di Stalin, Chruščёv si mosse con abilità e cautela. Dopo aver avuto una parte di rilievo nell'eliminazione di Berija, il futuro leader venne nominato nel settembre del 1953 Primo Segretario del CC del PCUS. Con grande abilità cominciò a rimpiazzare i protetti dei suoi rivali nelle organizzazioni periferiche del partito. Chruščёv poteva fare affidamento non solo su importanti membri del Comitato centrale ma anche sui segretari regionali di partito e sull'esercito. Fu il principale relatore in tutte le riunioni plenarie del 1953 e del 1954. Le riabilitazioni, l'accusa di abuso di potere e di violazione della legalità socialista stavano diventando strumenti di lotta al vertice e Chruščёv se ne dimostrò il più abile utilizzatore. Malenkov, che convinse Stalin a far sopprimere parecchi dirigenti di Leningrado per false accuse di cospirazione, fu raggiunto da seri avvertimenti. Tuttavia per la prima volta dopo parecchi anni, l'uscita di scena di un rivale non veniva preparata dal boia ma dallo spontaneo pensionamento o dal ridimensionamento politico. Nel gennaio 1955 Malenkov venne costretto a rassegnare le dimissioni dalla carica di primo ministro e accettò incarichi meno in vista. Chruščёv marciava verso il XX Congresso del Partito sbarazzandosi della vecchia guardia stalinista

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