mercoledì 14 gennaio 2015

Luna 3: la faccia nascosta della Luna


La sonda sovietica Luna 3.
Il 4 ottobre 1959, a distanza di pochi mesi dal lancio della prima sonda lunare, l’Unione Sovietica riuscì nell'intento di mettere in orbita una nuova stazione automatica che qualche giorno più tardi raggiunse la Luna circumnavigandola per la prima volta e scoprendo i misteri del lato non visibile dalla Terra.

Luna 3 è stato il settimo tentativo da parte di Mosca di lanciare una sonda verso il satellite naturale, ed il terzo riuscito dopo il successo di Luna 1 (primo lancio verso la Luna) e Luna 2 (primo impatto violento sulla superficie lunare).

Bisogna infatti precisare che nel Programma Luna soltanto le sonde che riuscivano a superare l’orbita terrestre e a collocarsi nello spazio aperto ottenevano la denominazione ufficiale della classe Luna; tutte le altre, in perfetto stile sovietico, in quanto fallimenti non venivano registrate come parte del programma e non risultavano menzionate nemmeno dai mezzi di comunicazione dell’epoca.


La popolarità di questa sonda è dovuta al merito di essere stato il primo oggetto artificiale ad aver conseguito un importante primato storico: la fotografia del lato nascosto del satellite naturale.

Per secoli l'umanità si era interrogata sui misteri che si celavano dietro la faccia nascosta della Luna, ignorando la sua conformazione e morfologia. Nel tempo si era solamente formulata l'ipotesi che il lato “oscuro” fosse abbastanza simile a quello visibile, ma non vi era l'assoluta certezza.

Il 7 ottobre del 1959 la sonda sovietica svelò al mondo intero questo mistero ottenendo una serie di fotogrammi che mostrarono agli scienziati a terra le caratteristiche del lato non visibile della Luna.

Inutile dire che per il programma spaziale sovietico fu un autentico successo e che per la propaganda di regime, al tempo in competizione con i rivali americani nella corsa allo Spazio, costituì un evento unico da presentare all’opinione pubblica internazionale come la vittoria del comunismo sul mondo capitalista.

Luna 3, progettata sotto la supervisione dell'ingegnere Michail Tichonravov, detiene l'importante primato di essere stata la prima sonda ad aver dato il via all'esplorazione del Sistema Solare. Questa missione, infatti, ha rappresentato il principale passo nello studio del primo corpo celeste vicino alla Terra, aprendo la strada alle successive missioni che fino ad oggi hanno svelato i segreti del nostro sistema.



Le immagini del lato nascosto


Il lato nascosto della Luna fotografato da Luna 3.
Il fotogramma principale ottenuto dalla sonda sovietica
 Luna 3 il 7 ottobre 1959. Le qualità scadenti
dell’immagine  non hanno impedito di presentare
 la missione all'Occidente come un autentico successo.
La faccia nascosta della Luna non è completamente osservabile dalla Terra a causa del cosiddetto fenomeno di librazione in base al quale i movimenti simultanei di rotazione e rivoluzione di questi due corpi celesti fanno in modo che il satellite naturale mostri sempre la stessa parte al nostro pianeta (il 59% della superficie totale).

Quando gli scienziati sovietici rivelarono all'umanità i risultati ottenuti dalle ricognizioni fotografiche di Luna 3 il mondo intero fu in grado di riscontrare che il lato oscuro presentava una superficie piuttosto differente da quella che fino ad allora era stata osservata sul lato visibile da terra.

La faccia nascosta della Luna è letteralmente crivellata da una quantità maggiore di piccoli crateri e presenta poche zone pianeggianti (mari lunari) meno estese rispetto a quelle del lato opposto.

Le riprese fotografiche ottenute da Luna 3 erano riuscite a coprire un'area pari al 70% della superficie del lato nascosto e costituirono fonti preziose per la realizzazione del primo Atlante lunare che sarebbe stato pubblicato nella “Grande Enciclopedia dell’Unione Sovietica” alla fine del 1960. Dopo che le fotografie furono perfezionate al computer vennero assemblate in un mosaico di fotogrammi che delineava la maggior parte della superficie del lato oscuro della Luna.

I rilievi furono eseguiti per 40 minuti ad una distanza dalla Luna di circa 65.000 chilometri.

Le immagini ottenute il 7 ottobre furono processate e montate direttamente dalla sonda sviluppando la pellicola fotografica automaticamente nello Spazio per tentare di comporre una figura completa della “nuova” superficie. Non appena la sonda si fosse trovata abbastanza vicino al pianeta i fotogrammi sarebbero stati inviati mediante trasmissioni radio al centro di controllo sovietico.

Dopo circa una settimana gli scienziati erano in possesso delle immagini di un’area dell’Universo che per secoli era stata solo immaginata.

Tuttavia, la missione lunare non era stata compiuta alla perfezione. A circa 470.000 chilometri dalla Terra, a causa di un guasto al sistema di trasmissione dei fotogrammi ottenuti dalla sonda, giunsero agli addetti del programma spaziale sovietico delle fotografie di qualità piuttosto scadente che consentirono la realizzazione di una mappa molto rudimentale.

Dei 29 fotogrammi inviati sulla Terra solo 17 furono utilizzabili e andarono a comporre una prima raccolta di immagini pubblicate in Unione Sovietica e in cui furono battezzate le prime formazioni individuate sul lato nascosto con la classica toponomastica della cartografia lunare.

L'Accademia delle Scienze sovietica nel 1960 aveva approvato una serie denominazioni da attribuire alle formazioni appena scoperte.

I due mari lunari più grandi presero il nome di “Mare Moscoviense” e “Mare Desiderii”.
Il primo nome venne ratificato dall'Unione Astronomica Internazionale (UAI) nel 1961 dopo aver scartato il termine “Mare Moscovrae” inizialmente attribuito. Il secondo fu un altro termine scelto dall'UAI in sostituzione del meno consono “More Mečty”, “Mare del Sogno” (Il termine “Sogno” faceva riferimento al soprannome affibbiato alla prima sonda lunare sovietica, Luna 1).

Successivamente, per rendere onore ai cosmonauti sovietici che si erano distinti nella corsa allo spazio negli anni Sessanta, alcuni piccoli crateri situati nel “Mare Moscoviense” presero il nome di Titov, Komarov e Tereškova. In altre aree della superficie nascosta vennero denominati il cratere Gagarin e il cratere Tsiolkovskij.

L'eccessiva fretta nello stabilire la nuova nomenclatura ai crateri e mari lunari appena scoperti, assieme alla qualità scadente dei fotogrammi, avevano portato gli scienziati sovietici a compiere clamorosi errori.

Per esempio, alcune formazioni come le “Montagne sovietiche” si rivelarono successivamente inesistenti e con grande disappunto l’Unione Sovietica dovette ammettere in questo caso di aver scambiato un fascio di luce chiara per una catena montuosa lunare.

Il termine “Montagne Sovietiche” fu rimosso nel 1971 con una risoluzione della UAI assieme ad una serie di altri rilievi lunari “non chiaramente identificabili” e quindi inesistenti, quali i monti “Doerfel, D'Alembert, Leibnitz e Hercynii”.



La presentazione di Luna 3 all’Occidente


Un francobollo sovietico celebra la sonda Luna 3.La sonda Luna 3, denominata anche “Stazione Automatica Interplanetaria” (Mejplanetnaja
Automatitcheskaja Stantsia, M.A.S.) aveva saputo stupire il mondo occidentale per la sorprendente velocità con cui i sovietici avevano messo a punto la missione nell’ottobre del 1959.

Soltanto due anni addietro il primo satellite della storia, lo Sputnik, era stato messo in orbita e solamente nove mesi prima il Programma Luna era stato varato dai sovietici. Ora una nuova sonda si apprestava ad effettuare un sorvolo ravvicinato del satellite naturale della Terra.

Il veicolo, rimanendo ad un livello tecnologico basso rispetto a quelle che sarebbero state successivamente le più sofisticate stazioni americane, risultava essere una sonda spaziale vera e propria molto più perfezionata dei suoi due predecessori che altro non erano che semplici proiettili balistici lanciati verso la Luna. Trasportava al suo interno una strumentazione costituita da apparecchi per misure scientifiche, un sistema fotografico e una radio per la trasmissione delle immagini sulla terra.

Per la Nasa, Luna 3 era la dimostrazione chiara che i sovietici stavano ormai perfezionando rapidamente la tecnologia necessaria alla realizzazione di stazioni planetarie più complesse in un periodo in cui i tentativi delle sonde automatiche americane di raggiungere il satellite naturale stentavano ad ottenere dei risultati concreti come quelli sovietici. Fino al 1960 il programma spaziale americano aveva fallito ben quattro tentativi di inserire in orbita lunare altre sonde del programma Pioneer. All’epoca, tuttavia, gli americani non erano a conoscenza del fatto che anche i sovietici avevano subìto una serie di fallimenti nei primi lanci verso la Luna.

Proprio in questi anni l'Unione Sovietica era diventata una potenza cosmica per merito della frequenza e della portata delle imprese di esplorazione spaziale realizzate.

Al momento della partenza di Luna 3 gli scienziati di tutta la Terra si erano interrogati sul reale scopo della missione che non era stato chiarito tempestivamente dal programma spaziale sovietico.

Il leader sovietico Nikita Chruščëv, abile stratega nel campo della propaganda politica della corsa allo Spazio, aveva ordinato il lancio della sonda in occasione del secondo anniversario dello Sputnik e del suo ritorno dal viaggio negli Stati Uniti nel settembre 1959.

La bassa qualità delle immagini ottenute dalla sonda non scongiurò il Primo Segretario del PCUS dal presentare la missione come un autentico successo del “popolo sovietico”.

Sebbene rudimentali, i fotogrammi ottenuti avevano permesso a Mosca di scoprire per la prima volta le caratteristiche del lato nascosto della Luna sebbene una parte dell’emisfero non fosse rientrata nelle riprese fotografiche.

Ancora una volta il programma spaziale sovietico era riuscito a battere gli americani in una nuova tappa dell’esplorazione spaziale, ricorrendo alla strategia della semplificazione e alla prontezza dei lanci spaziali.

Nel frattempo, con il passare dei giorni l’orbita di Luna 3 cominciava a degradare fino a quando il 19 maggio 1960 la stazione automatica, raggiungendo la prossimità della Terra, si disintegrò nell'atmosfera segnando la fine della sua celebre impresa.

Luna 3 è stata l’ultima di una generazione di sonde (le prime tre del programma) che si accomunavano per dimensione e peso. Dal 1963 il programma sarebbe proseguito con sonde ancora più sofisticate.

Fotografie più nitide della faccia nascosta si ottennero dalle sonde Luna 10 nel gennaio 1966 e da Luna 14 nell'aprile 1968.

Le parti della superficie che non furono rilevate da Luna 3 furono recuperate dalla missione automatica Zond 3 nel luglio 1965 e permisero di produrre un atlante lunare più completo.

Un passo importante nell'esplorazione del lato nascosto della Luna fu compiuto nella vigilia di Natale del 1968 dagli astronauti Frank Borman, James Lovell e Willliam Anders che con la missione Apollo 8 furono i primi uomini a circumnavigare il nostro satellite.



Il caso del rapimento di modello Luna 3


Nel 2005 un documento declassificato della Central Intelligence Agency (CIA) ha rivelato come il governo americano sia riuscito a mettere le mani su un modello della sonda Luna 3 in esposizione a Città del Messico nel dicembre del 1959, ovvero circa due mesi dopo che la sonda originale aveva compiuto la sua celebre impresa.

Durante la corsa allo spazio, per una serie di anni, i sovietici avevano spedito in giro per il mondo alcuni modelli delle sonde spaziali in occasione di alcune esposizioni che si svolgevano in vari paesi stranieri.

L’intento delle esposizioni era quello di fare conoscere all’umanità i successi del programma spaziale mostrando da vicino le copie degli Sputnik e delle sonde Luna che avevano ottenuto i tanto decantati traguardi nello Spazio.

I servizi segreti americani avevano tentato in alcune occasioni, con scarsi risultati, di “spiare” le copie dei satelliti e sonde sovietici in esposizione per poter prendere le misure delle caratteristiche fisiche, annotando le dimensioni, la grandezza del motore e ogni aspetto interessante per migliorare i propri satelliti che all’epoca si trovavano un passo indietro rispetto a quelli del programma sovietico.

Ciò nonostante, i sovietici non lasciavano mai incustodite le sonde, specialmente se queste si trovavano in mostra in qualche evento in paesi stranieri al di fuori del territorio dell’Unione Sovietica. Era quindi quasi impossibile per le spie americane trovare l’occasione per uno studio ravvicinato di queste tecnologie.

Invece, verso la fine del 1959, per la CIA si era presentata l’opportunità di entrare in possesso per qualche ora di un modello di Luna 3 senza che le autorità sovietiche se ne accorgessero.

La sonda, che era una copia perfetta e funzionante di Luna 3, si trovava in Messico, custodita in un vagone di un treno pronta per il trasferimento; i sovietici avevano concesso in prestito al governo messicano il modello per gestire un’esposizione nella capitale del paese.

Dopo un’attenta pianificazione dell’operazione di spionaggio, nel corso di una sola notte i servizi segreti americani riuscirono ad avvicinarsi a “Luna 3” smontando la sonda in tutte le sue parti, studiandone i particolari ed effettuando le opportune fotografie.

Nel giro di poche ore, dopo che la sonda era stata sezionata e studiata a dovere, le spie americane riassemblarono tutti i componenti della stazione lunare in modo che potesse riprendere il viaggio nel convoglio senza che i sovietici si accorgessero dell’accaduto, una volta che il treno con il carico fosse arrivato alla stazione di destinazione.

Il documento della CIA afferma che non si è mai avuto alcun indizio su eventuali sospetti sovietici in merito alla sonda “presa in prestito” per una notte dai servizi segreti americani.


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Bibliografia

Bassoli Romeo, Ungaro Federico, La Luna d’Ottobre. Quando lo Sputnik cambiò il mondo, Rimini: Avverbi editore, 2007.
Bianucci Piero, Ferreri Walter, Atlante dell’universo, Milano: Garzanti, 1997.
Boschini Luca, Il mistero dei cosmonauti perduti. Leggende, bugie e segreti della cosmonautica sovietica, Padova: Cicap, 2013.
Catucci Stefano, Imparare dalla Luna, Macerata: Quodlibet, 2013
Gatland Kenneth W., Esplorazione dello spazio: tecnologia dell’astronautica, Novara: Istituto Geografico DeAgostini, 1983.
Nitschelm Christian, Christine Ehm, Myriam Schleiss, Piccola enciclopedia della luna, Milano: Rizzoli, 2003.
Fonti
http://nssdc.gsfc.nasa.gov/nmc/masterCatalog.do?sc=1959-008A
http://the-moon.wikispaces.com/IAU+Transactions+XIVB
“The kidnaping of the Lunik”, C.I.A, National Archives, approved for release: 2005/03/15

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