Di origini popolari, fin da giovane gravitò negli ambienti socialisti. Durante la Grande Guerra andò più volte a Zurigo per conferire con Lenin, che era in esilio in Svizzera. Nel 1918 sarà tra i fondatori del Partito Comunista Tedesco (KPD). Deputato al Reichstag dal 1924 al 1933, dirigente del partito.
Durante gli anni della Repubblica di Weimar Münzenberg si fece conoscere per la sua abilità propagandistica e amministrativa. Costruì una macchina di comunicazione politica fatta di riviste di ogni genere e organizzazioni a sostegno di iniziative benefiche.
Presentazione del libro
Oggi alle 18.30, nello spazio eventi de Linkiesta, via Melone 2 a Milano, verrà presentata una nuova biografia di Wilhelm Münzenberg: Willi Münzenberg, il megafono di Stalin. Vita del capo della propaganda comunista in Occidente, autore Martino Cervo, editore Cantagalli. Saranno presenti, oltre all'autore, il professor Andrea Romano, associato di storia contemporanea all'Università di Tor Vergata, e Giorgio Gori, giornalista e fondatore della Casa di Produzione Televisiva Magnolia. Modererà il dibattito Marco Alfieri, direttore de Linkiesta.
Purtroppo nessuno di noi del paese degli Sputnik può recarsi alla presentazione del libro di Cervo. L'argomento è ghiotto assai per chi si occupa di storia e scienze sociali, ma anche per chi ama le biografie delle persone che hanno sempre vissuto sulla breccia.
Ormai quasi sconosciuto, Willi Münzenberg fu una figura di spicco del mondo comunista, importantissimo organizzatore e imprenditore tanto dell'informazione quanto dell'intrattenimento e della propaganda. A lui si deve la diffusione di alcune concezioni della politica e del lavoro intellettuale tanto diffuse dagli anni '20 in poi, e in buona parte diffuse ancora:
- l'intellettuale impegnato, engagé specialmente a sinistra, concezione che ha dato forma alla figura dell'intellettuale del dopoguerra;
- l'equivalenza fra impegno antifascista e schieramento a favore del comunismo e dell'URSS;
- la vicinanza fra iniziative benefiche e supporto al comunismo internazionale, con il quale Münzenberg guadagnava all'Unione Sovietica il sostegno inconsapevole di liberali e moderati.
Aspetti, questi, che sono rimasti ben radicati nel modo di pensare di più di una generazione.
Inoltre sono degne di nota le sue capacità di organizzatore e imprenditore. Con il tempo Münzenberg si trovò a controllare un grande numero di organizzazioni dalle quali faceva fiancheggiare - con discrezione e maestria - l'azione del Comintern: case di produzione per il cinema, teatri, case editrici, radio, giornali e riviste, istituzioni benefiche e iniziative per la raccolta di fondi - un vero impero della comunicazione.
Impero che fruttava anche notevoli guadagni. Gli abiti eleganti, i begli appartamenti, lo stile di vita dispendioso di Willi Münzenberg lo dimostravano. Il Milionario Rosso, come era chiamato, poteva permettersi addirittura una Limousine.
Le favole prima o poi finiscono. Nel caso dei comunisti di quel periodo la favola finiva quando Stalin e i suoi pensavano di poterne fare a meno, o li consideravano un pericolo, o semplicemente si erano stancati di loro. Quale fu il motivo per cui Willi Münzenberg cadde in disgrazia presso il Cremlino non è facile a dirsi. Forse il libro di Cervo farà luce sulla questione. Accusato di tradimento e trockismo, nel 1937 venne espulso dal partito che aveva contribuito a fondare.
Si ritira allora a Parigi, da dove continua la sua opera di propagandista antifascista fino all'invasione tedesca del maggio 1940. Nel giugno dello stesso anno abbandona la capitale, ormai perduta e minacciata di occupazione. Viaggia verso sud e viene arrestato dalle autorità francesi. Evade dal campo di prigionia con alcuni compagni, parte dei quali conosciuti lì. Non arriverà mai in Svizzera, obiettivo della fuga.
Il 17 di ottobre dei cacciatori ritrovano il corpo del Milionario Rosso nel bosco di Caugnet, in avanzato stato di decomposizione e con una corda annodata attorno al collo. Dopo una rapida e incompleta indagine le autorità stabiliscono che si tratta di un suicidio. Alcune fonti riportano che fra gli sconosciuti che parteciparono alla fuga vi fosse almeno un agente dell'NKVD. Così finiva Willi Münzenberg, il propagandista dimenticato di cui Martino Cervo presenta oggi la nuova biografia.
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Chi volesse sapere di più della presentazione può leggere l'avviso su Linkiesta: Il megafono di Stalin silenziato dalla storia.
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