martedì 6 agosto 2013

Titov: 24 ore nello spazio


Titov, il terzo da sinistra, con Gagarin, Popovich e Nikolayev.
Cosmonauti: Gagarin, Popovich, Titov e Nikolayev.
Oggi ricorre l'anniversario di un altro record del programma spaziale sovietico. German Stepanovič Titov fu il secondo cosmonauta ad orbitare intorno alla Terra. Lanciato il 6 di agosto del 1961, pochi mesi dopo lo storico volo di Gagarin, Titov rimase nello spazio per 24 ore, compiendo 17 orbite e dimostrando che era possibile per gli esseri umani vivere e lavorare in assenza di gravità. Quando venne lanciato aveva 25 anni: è ancora oggi il più giovane dei cosmonauti.



Gli Americani cercano di recuperare


La corsa allo spazio era iniziata pochi anni prima con il lancio del primo satellite artificiale, quello Sputnik che dà il nome a questo blog. Fra Stati Uniti e Unione Sovietica la competizione era serrata. Colpiti ma non affondati dal grande successo propagandistico ottenuto di Sovietici con il lancio del primo cosmonauta, gli Americani raddoppiarono i loro sforzi per controbattere alla sfida di Mosca.

Gagarin fu lanciato il 12 di aprile del 1961Il mese seguente gli Americani ribattevano lanciando nello spazio Alan Shepard. Ma si trattò di un volo suborbitale: a differenza di Gagarin, Shepard venne "sparato fuori dall'atmosfera" per ricadervi dopo solo 15 minuti. Certo con il suo volo gli Americani avevano un loro astronauta: avevano messo una pezza, ma non bastava. I Sovietici nel frattempo si preparavano per un nuovo record.



Un nuovo cosmonauta per un nuovo record


Al poligono di Tjuratam - oggi Bajkonur - si andava da tempo progettando un secondo lancio. Era dato per certo e per necessario che la missione sarebbe durata 24 ore, così da permettere una seria valutazione delle capacità di lavoro dell'essere umano in condizione di microgravità. Ed era più che sufficiente a battere ancora una volta gli Americani e i loro lanci suborbitali.

German Titov con la tuta spaziale.
Non vi furono dubbi su chi dovesse essere lanciato. German Titov, che era stato il pilota di riserva per la Vostok 1, era il candidato ideale. Il 6 di agosto del 1961 il vettore veniva rifornito e aspettava solo il cosmonauta perché si iniziasse il conto alla rovescia.

Titov arrivò alla rampa accompagnato dal pilota di riserva Nikolaev e dall'usuale numero di curiosi che si aggiungeva ai tecnici e ai progettisti. Nei resoconti ufficiali c'è sempre un'ultima formalità da sbrigare prima di salire: la lettura del "saluto" ideologicoTitov, secondo la stampa sovietica, salì sulla Vostok 2 dopo aver dedicato il volo al XXII Congresso del Partito Comunista, ringraziato gli anonimi costruttori della bella nave spaziale e rassicurato il Comitato Centrale e il governo di aver ben riposto in lui la loro fiducia: avrebbe condotto a termine la missione. Finita la lettura del pistolotto rituale salutò gli astanti e prese posto nella capsula.

E invece no. Era stato tutto registrato in anticipo: non c'è molto tempo per la retorica quando si effettua un lancio nello spazio.



Ventiquattro ore nello spazio


Alle 9.00 del mattino il missile si staccava dalla rampa. Venti minuti dopo la Vostok 2 era nell'orbita prevista e Titov comunicava che tutto funzionava regolarmente. La notizia poteva essere diffusa.

A ogni rapporto il cosmonauta comunicava al centro di controllo di stare bene e di non provare fastidio per l'assenza di peso. Stava mentendo, e a terra lo sospettarono quando i medici cominciarono a osservare i tracciati dei dati biomedici che dalla capsula arrivavano per telemetria.

Titov nella capsula Vostok, con casco e tuta.
Titov dentro la capsula Vostok 2.
Titov stava sperimentando la space sickness, lo stato di malessere e nausea che può colpire chi si trova in orbita. Si era agli albori del volo spaziale e di questo disturbo si sapeva poco. Titov era il primo cosmonauta a soffrirne. Per fortuna non si trattò di un caso grave. Come poi disse, una volta tornato a terra, il fastidio maggiore gli veniva causato dai movimenti repentini della testa.

Nonostante il "mal di spazio" Titov effettuò le riprese filmate e fotografiche che gli erano state assegnate, e imparò che poteva tenere a bada le vertigini muovendosi lentamente. Quanto al secondo compito - fare merenda nello spazio - questo si rivelò più ostico del previsto. La nausea era troppo forte e il cosmonauta riuscì solo a bere dell'acqua. Seguiva il terzo compito: il prosaico uso della "toilette". Ma lì nessun problema.

Il quarto compito andò pure meglio del previsto. Un po' seccato - forse per la nausea - Titov comunicò a terra che si sarebbe fatto una dormita. La sua dormita fece prendere un bello spavento al centro di controllo, perché dopo otto ore da quel messaggio il cosmonauta non si era più fatto sentire e non rispondeva alle chiamate.

L'ingegnere capo Korolëv, direttore tecnico del programma Vostok, ne approfittò per fare una delle sue abituali sfuriate ai sottoposti. Questa volta se la prese con i reparti di comunicazione e le stazioni radio: di sicuro quei mascalzoni si erano addormentati. D'altra parte erano le 2.00 circa del mattino. La sua rabbia mancò il bersaglio in quell'occasione. Era Titov che se la dormiva della grossa, per questo non rispondeva. Sulla Vostok 2 nessuno aveva pensato di mettere una sveglia.



Un ritorno accidentato, marca Vostok. I risultati della missione


Titov fece un rientro non proprio comodo. I sistemi automatici che dovevano sganciare il modulo di servizio - che andava abbandonato in orbita - dal modulo di discesa non funzionarono nella sequenza corretta. Il modulo di discesa entrò nell'atmosfera mentre era ancora legato al modulo di servizio da un groviglio di cavi.

Il difetto venne risolto dall'attrito e dalla conseguente temperatura, che bruciando i cavi liberò il modulo di discesa e gli permise di continuare la sua corsa. Questo al prezzo di far ballare la capsula e il pilota, oltre che farli atterrare sempre ben lontano dall'area prevista.

Titov negli Stati Uniti incontra il presidente Kennedy e l'astronauta Glenn.
L'agitata discesa portò Titov a prendere terra nel distretto di Saratov. Il cosmonauta stava bene. Chruščёv poteva dare al paese un'altra vittoria propagandistica: un nuovo eroe sovietico superava gli astronauti americani.

Ma questa volta c'era qualcosa di più del solo prestigio. Il volo di Gagarin era durato una novantina minuti. Il record era stato importante, l'eco dell'impresa inimmaginabile oggigiorno. Ma la breve durata del volo lasciava molto scetticismo riguardo l'utilità dei lanci spaziali con personale a bordo. Per molti il lancio di un cosmonauta era era solo una stravaganza scientificamente irrilevante e costosa, buona solo a far rullare i tamburi della propaganda. La missione di Titov fugava ogni dubbio. Le ventiquattro ore trascorse nello spazio e le attività svolte dal secondo cosmonauta dimostravano che l'uomo poteva vivere e lavorare in assenza di gravità: si profilavano all'orizzonte traguardi più ambiziosi.

***

Un aneddoto prima del filmato di rito. Il lancio di Gagarin fu preceduto dal test di un razzo militare R-9, progetto dell'OKB-1, l'ufficio tecnico guidato da Korolëv. Il test fu un fallimento e molti a Tjuratam pensarono che fosse di cattivo auspicio far volare un cosmonauta dopo un test disastroso. Il successo e il record di Gagarin fecero presto dimenticare il test del missile R-9. Tutti però se ne ricordarono quando arrivò il momento di lanciare Titov: di nuovo ci fu un fallimento al test di un missile R-9. Ma il fallimento scatenò una reazione opposta. Se un R-9 non funzionante aveva annunciato il successo di Gagarin,  un altro R-9 avrebbe assistito Titov. Così dice Boris Čertok nel suo Rockets and People, vol. III, miniera di aneddoti e informazioni sugli ambienti tecnocratici dell'URSS.

Per Titov ho scelto un breve filmato (44 secondi), non rappresentativo del suo volo, ma interessante per i lettori italiani. Mostra qualche sequenza girata a Washington l'anno dopo il lancio del cosmonauta sovietico. Titov si reca negli Stati Uniti per incontrare John Glenn - il primo Americano a compiere un volo orbitale (tre orbite) - e il presidente Kennedy. La sequenza è interessante più che altro perché ci mostra un pezzo di retorica giornalistica degli anni '60. Altri tempi, altre imprese, altre voci.

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