mercoledì 19 giugno 2013

Valentina Tereškova: la prima donna a volare nello spazio


Valentina Tereshkova con casco e tuta.Il 19 di giugno del 1963 tornava a terra la cosmonauta Valentina Tereškova. A bordo della capsula Vostok 6 aveva compiuto 48 orbite intorno al nostro pianeta ed era rimasta nello spazio per 3 giorni. Era partita il 16 di giugno: quel giorno alle 14.00 ora di Mosca la televisione sovietica annunciava che una nuova capsula si aggiungeva alla Vostok 5 di Bykovskij lanciata due giorni prima. A pilotarla era una cosmonauta di nome Valentina, la prima donna a volare nello spazio. Il primo ministro Chruščёv riportava così la sua ennesima vittoria propagandistica sugli Stati Uniti: il viso di brava ragazza e l'impresa spaziale di Valentina Tereškova diventavano i simboli dell'emancipazione e del coraggio delle donne sovietiche.



Il barbecue di John Glenn e il lancio di una cosmonauta


Si pensa spesso che il lancio di una donna nello spazio sia stata una trovata di Nikita Chruščёv, che all'epoca era primo ministro ed era molto attento al programma spaziale e ai suoi risvolti propagandistici. Al compagno Nikita Sergeevičh il lancio di una cosmonauta aggradava moltissimo, inutile dirlo. Ma non fu lui a ideare l'inserimento delle donne nel programma spaziale. 

Copertina di Life dedicata all'astronauta Glenn.
Johnn Glenn, primo astronauta americano
a compiere un volo orbitale, sulla copertina
della rivista Life.
L'idea di lanciare una donna fu di Nikolaj Kamanin. Generale della VVS, l'aeronautica militare sovietica, dal 1960 Kamanin era il comandante dei cosmonauti, che erano tutti piloti militari. Dopo lo storico volo di Gagarin, che il 12 di aprile del 1961 diventava il primo uomo ad andare nello spazio, Kamanin proponeva di reclutare anche delle cosmonaute. La proposta venne accettata e Kamanin per il marzo del 1962 aveva le sue cinque cosmonaute da addestrare: Tatjana Kuznetsova, Valentina Ponomarjova, Irina Solovjova, Valentina Tereškova e Žanna Jorkina.

E qui entra in campo Johnn Glenn. Siamo nel maggio del '62. Il generale Kamanin e il cosmonauta Titov, con una delegazione sovietica, fecero una visita di cortesia negli Stati Uniti. Tra le varie persone che incontrarono non poteva mancare Glenn, che nel febbraio di quell'anno aveva compiuto il primo volo orbitale della NASA con la capsula Mercury 6.

I due Sovietici vengono invitati a un barbecue nel giardino dell'astronauta. Birra alla mano, gli ospiti parlano del più e del meno, di clima, di politica, della conquista dello spazio. Glenn cucina le bistecche e intanto dice che ha molto a cuore l'idea di far volare una donna nelle capsule Mercury.

Kamanin tornò in URSS convinto che gli Americani fossero intenzionati a lanciare un'astronauta e che potessero farlo in tempi brevi. I Sovietici dovevano sbrigarsi se non volevano farsi soffiare un record.



Vostok 6, la capsula per la prima donna nello spazio


Dopo il volo doppio Vostok 3 e Vostok 4 con piloti Nikolaev e Popovyč, arrivò il momento di far volare anche le donne. Perché all'inizio si pensava di lanciare due cosmonaute con le Vostok 5 e 6. Poi però si preferì una missione mista, con Valery Bykovskij sulla Vostok 5 e una cosmonauta sulla Vostok 6. E non fu facile decidere quale.
Valentina Tereshkova prima del lancio.
Boris Čertok, nel terzo volume di Rockets and People, scrive che le discussioni sulla faccenda furono accanite e a volte furibonde. Scrive anche che a pensarci di nuovo - quarant'anni dopo - sembrano pure ridicole. In ogni caso la riunione in cui si prese la decisione definitiva non venne registrata: sulle cosmonaute erano stati fatti apprezzamenti irripetibili.

Scelsero la Tereškova per tre motivi:
  • Il primo è che aveva un viso da brava ragazza e piaceva a tutti. Su questo premeva molto Korolëv, l'ingegnere capo.
  • Il secondo è che era il ritratto della donna sovietica ideale: figlia di proletari, operaia, iscritta al Komsomol, la sezione giovanile del partito comunista.
  • E il terzo è che era la meno qualificata per il lancio nello spazio.

Quest'ultima affermazione potrebbe suonare assurda. Ma i dirigenti avevano fatto questo ragionamento. Delle cosmonaute pronte per il volo sulla Vostok 6 Valentina Tereškova era la meno competente in fatto di missilistica. Paracadutista e pilota di alianti, la Tereškova era però più affidabile delle altre quanto a resistenza fisica. Le sue colleghe venivano considerate più capaci di svolgere compiti complessi, come quelli programmati per il previsto lancio di una capsula con due cosmonaute a bordo. Il lancio però non venne mai effettuato. Alla Tereškova venne assegnata la missione Vostok 6, relativamente semplice: e fu così che ottenne il primato. Aveva ventisette anni.



I problemi in volo e al ritorno


Il 16 di giugno del 1963 Valentina Tereškova era dentro la capsula Vostok 6 e la capsula era dentro il vettore sulla rampa di Tjuratam, oggi Bajkonur. Tutto era a posto e il lancio avvenne senza intoppi. Čajka (Gabbiano, questo il suo identificativo di chiamata) entrò in orbita nei tempi previsti. Ma non nell'assetto previsto, sebbene da terra non si rilevasse nulla di anomalo: la capsula era orientata in maniera tale che l'accensione del motore di frenata, invece di farla scendere nell'atmosfera, l'avrebbe spedita su un'orbita più alta.

La cosmonauta Tereshkova sul sistema di ricezione video.
Valentina Tereškova sorridente dentro la capsula Vostok.
In più le comunicazioni erano difficoltose. Ci sono delle intercettazioni risalenti al lunedì 17 in cui la Tereškova cerca di mettersi in contatto con "numero 20" (l'ingegnere capo Korolëv) che Sven Grahn discute brevemente sul suo sito. Devono essere relative al controllo manuale dell'assetto perché la cosmonauta aveva in precedenza chiesto di ripetere le cifre da inserire per effettuare la correzione.

A peggiorare la situazione stava il fatto che la Tereškova, a quanto riporta Čertok sempre nel terzo volume delle sue memorie, fu incapace di portare a termine l'inserimento dei dati al primo tentativo. Cosa che causò una sfuriata epica di Korolëv. Non potendosela prendere direttamente con la cosmonauta, l'ingegnere capo se la prese con tutti quelli che aveva intorno al centro di controllo, e in particolar modo con i progettisti del cruscotto.

Non fossero bastate le comunicazioni poco chiare e l'errore di procedura, a molti pareva che la Tereškova rispondesse in maniera evasiva anche a domande dirette, e anche questo faceva infuriare l'ingegnere capo. Qualcuno sospettava che non stesse bene. In effetti era così. La tuta, il casco e i sensori per il rilevamento dei dati biomedici le causavano più di un fastidio, e a questi problemi si aggiunse ben presto un forte crampo al polpaccio destro.

Nonostante tutto ciò Čajka svolse i compiti fotografici che le erano stati assegnati e al secondo tentativo riprogrammò il sistema che controllava automaticamente l'assetto della capsula. Il rientro avvenne regolarmente, il seggiolino eiettabile sparò la cosmonauta fuori dalla capsula e il paracadute si aprì alla giusta altitudine. L'atterraggio vero e proprio avvenne invece in balia di un forte vento che solo all'ultimo evitò alla Tereškova di fare un tuffo nell'acqua di un lago. L'impatto con il suolo fu piuttosto brusco, tanto da provocarle un evidente livido sul viso. Dovettero truccarla per benino per farlo sparire.



Valentina, il problema dell'assetto e Korolëv


Tutto è bene quel che finisce bene. Valerij Bykovskij e Valentina Tereškova furono recuperati senza difficoltà.

Rimanevano dei punti da chiarire. I progettisti dei sistemi di guida e controllo volevano parlare con la Tereškova e discutere con lei del volo. In primo luogo perché c'era stato un problema serio: la capsula non si era orientata automaticamente nel modo corretto. Secondo, la cosmonauta aveva avuto difficoltà nell'inserimento manuale dei dati: forse era il caso di rivedere il pannello degli strumenti o la procedura.

Bykovsky e la Tereshkova con Kruscev a Mosca.
Valentina Tereškova e Valerij Bykovskij con il primo
ministro Nikita Chruščёv.
Ma quando Valentina Tereškova si recò da loro subito entrò nell'ufficio anche Korolëv. L'ingegnere capo disse: "Scusatemi, compagni, ho bisogno di parlare con Valentina. Ve la rimando qui fra dieci minuti." La restituì dopo mezz'ora. Valentina sembrava sul punto di scoppiare in lacrime. Qualcuno provò a calmarla, ma senza successo. Non fu possibile parlare di alcunché. Così descrive i fatti Boris Čertok. E aggiunge di non sapere l'argomento della conversazione fra Korolëv e la cosmonauta.

Di certo Korolëv non le disse nulla di gentile. Forse sfogò su di lei e sul suo errore lo stress accumulato durante i tre giorni della missione. Čertok, pur con tutta l'ammirazione che tributa all'ingegnere capo, ne parla sempre come di un iroso patentato. Un aspetto del carattere di Korolëv che di certo non giovava alla sua salute: Sergej Pavlovič Korolëv era cardiopatico.

Valentina Tereškova ebbe comunque modo di consolarsi. A Mosca una folla oceanica accolse e festeggiò i due cosmonauti, nuovi eroi del popolo sovietico. Chruščёv metteva un altro punto nel suo carniere.


***


Segnalo qualche fonte per chi volesse leggere dell'altro. Nella rete si trova una biografia estesa della Tereškova, quella dell'encyclopedia astronautica: è un blocco di testo un po' pesante, ma ne vale la pena.

Per un po' di aneddotica il già citato Boris Čertok, Rockets and People, vol. III The Hot Days of the Cold War, NASA, 2009.

E come ogni volta che si può, ecco un video: un bel filmato a colori sulla partenza di Čaika3 minuti e 49 secondi, dal secondo 34 iniziano le riprese della preparazione della cosmonauta. La telecamera la accompagna fin sulla rampa. Dopo il minuto 3 inizia la sequenza con l'accensione del vettore e il lancio. Senza commento e senza musica, ma non necessita di spiegazioni.

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