Cosmonauti: Gagarin, Popovich, Titov e Nikolayev. |
Oggi ricorre l'anniversario di un altro record del programma spaziale sovietico. German Stepanovič Titov fu il
secondo cosmonauta ad orbitare intorno alla Terra. Lanciato il 6 di
agosto del 1961, pochi mesi dopo lo storico volo di Gagarin,
Titov rimase nello spazio per 24 ore, compiendo 17 orbite e dimostrando che era possibile
per gli esseri umani vivere e lavorare in assenza di gravità. Quando venne lanciato aveva 25 anni: è ancora oggi il più giovane dei cosmonauti.
Gli Americani cercano di recuperare
La corsa allo spazio era iniziata pochi anni prima con il lancio del primo satellite artificiale, quello Sputnik che dà il nome a questo blog. Fra Stati Uniti e Unione Sovietica la competizione era serrata. Colpiti ma non affondati dal grande successo propagandistico ottenuto di Sovietici con il lancio del primo cosmonauta, gli Americani raddoppiarono i loro sforzi per controbattere alla sfida di Mosca.
Gagarin fu lanciato il 12 di aprile del 1961. Il mese
seguente gli Americani ribattevano lanciando nello spazio Alan
Shepard. Ma si trattò di un volo suborbitale: a differenza di
Gagarin, Shepard venne "sparato fuori dall'atmosfera" per
ricadervi dopo solo 15 minuti. Certo con il suo volo gli Americani
avevano un loro astronauta: avevano messo una pezza, ma non bastava. I Sovietici nel frattempo si preparavano per un nuovo record.
Un nuovo cosmonauta per un nuovo record
Al poligono di Tjuratam -
oggi Bajkonur - si andava da tempo progettando un secondo lancio. Era
dato per certo e per necessario che la missione sarebbe durata 24
ore, così da permettere una seria valutazione delle capacità di
lavoro dell'essere umano in condizione di microgravità. Ed era più che
sufficiente a battere ancora una volta gli Americani e i loro lanci suborbitali.
Non vi furono dubbi su chi dovesse essere lanciato. German Titov, che era
stato il pilota di riserva per la Vostok 1, era il candidato ideale.
Il 6 di agosto del 1961 il vettore veniva rifornito e aspettava solo il cosmonauta perché si iniziasse il conto alla rovescia.
Titov arrivò
alla rampa accompagnato dal pilota di riserva Nikolaev e dall'usuale
numero di curiosi che si aggiungeva ai tecnici e ai progettisti. Nei resoconti ufficiali c'è sempre un'ultima formalità da sbrigare prima di salire: la lettura del "saluto"
ideologico. Titov, secondo la stampa sovietica, salì sulla Vostok 2 dopo aver dedicato il volo al XXII Congresso del Partito Comunista, ringraziato gli anonimi costruttori della bella nave spaziale e rassicurato il Comitato Centrale e il governo di aver ben riposto in lui la loro fiducia: avrebbe condotto a termine la missione. Finita la lettura del pistolotto rituale salutò gli astanti e prese posto nella capsula.
E invece no. Era stato tutto registrato in anticipo: non c'è molto tempo per la retorica quando si effettua un lancio nello spazio.
Ventiquattro ore nello spazio
Alle 9.00 del
mattino il missile si staccava dalla rampa. Venti minuti dopo la
Vostok 2 era nell'orbita prevista e Titov comunicava che tutto
funzionava regolarmente. La notizia poteva essere diffusa.
A ogni
rapporto il cosmonauta comunicava al centro di controllo di stare
bene e di non provare fastidio per l'assenza di peso. Stava mentendo,
e a terra lo sospettarono quando i medici cominciarono a
osservare i tracciati dei dati biomedici che dalla capsula arrivavano
per telemetria.
Titov dentro la capsula Vostok 2. |
Titov stava
sperimentando la space sickness, lo stato di malessere e
nausea che può colpire chi si trova in orbita. Si era
agli albori del volo spaziale e di questo disturbo si sapeva poco.
Titov era il primo cosmonauta a soffrirne. Per fortuna non si trattò di
un caso grave. Come poi disse, una volta tornato a terra, il fastidio
maggiore gli veniva causato dai movimenti repentini della testa.
Nonostante il
"mal di spazio" Titov effettuò le riprese filmate e
fotografiche che gli erano state assegnate, e imparò che poteva
tenere a bada le vertigini muovendosi lentamente. Quanto al secondo
compito - fare merenda nello spazio - questo si rivelò più ostico del
previsto. La nausea era troppo forte e il cosmonauta riuscì solo a bere
dell'acqua. Seguiva il terzo compito: il prosaico uso
della "toilette". Ma lì nessun problema.
Il quarto
compito andò pure meglio del previsto. Un po' seccato - forse per la
nausea - Titov comunicò a terra che si sarebbe fatto una dormita. La
sua dormita fece prendere un bello spavento al centro di controllo,
perché dopo otto ore da quel messaggio il cosmonauta non si era più
fatto sentire e non rispondeva alle chiamate.
L'ingegnere
capo Korolëv, direttore tecnico del programma Vostok, ne approfittò per fare una delle sue abituali sfuriate
ai sottoposti. Questa volta se la prese con i reparti di
comunicazione e le stazioni radio: di sicuro quei mascalzoni si erano
addormentati. D'altra parte erano le 2.00 circa del mattino.
La sua rabbia mancò il bersaglio in quell'occasione. Era Titov che se la dormiva della grossa, per questo non rispondeva. Sulla Vostok 2 nessuno aveva pensato di mettere
una sveglia.
Un ritorno accidentato, marca Vostok. I risultati della missione
Titov fece un rientro non proprio comodo. I sistemi automatici che dovevano sganciare il modulo di
servizio - che andava abbandonato in orbita - dal modulo di discesa
non funzionarono nella sequenza corretta. Il modulo di discesa entrò
nell'atmosfera mentre era ancora legato al modulo di servizio da un
groviglio di cavi.
Il difetto
venne risolto dall'attrito e dalla conseguente temperatura, che
bruciando i cavi liberò il modulo di discesa e gli permise di continuare la sua corsa. Questo al prezzo di far ballare la capsula e
il pilota, oltre che farli atterrare sempre ben lontano dall'area
prevista.
L'agitata
discesa portò Titov a prendere terra nel distretto di Saratov. Il
cosmonauta stava bene. Chruščёv poteva dare al paese un'altra vittoria propagandistica: un nuovo eroe sovietico superava gli
astronauti americani.
Ma questa
volta c'era qualcosa di più del solo prestigio. Il volo di Gagarin era durato una novantina minuti. Il record era stato
importante, l'eco dell'impresa inimmaginabile oggigiorno. Ma la breve durata del
volo lasciava molto scetticismo riguardo l'utilità dei lanci spaziali
con personale a bordo. Per molti il lancio di un cosmonauta era era solo una stravaganza
scientificamente irrilevante e costosa, buona solo a far rullare i
tamburi della propaganda. La missione di Titov fugava ogni dubbio. Le
ventiquattro ore trascorse nello spazio e le attività svolte dal
secondo cosmonauta dimostravano che l'uomo poteva vivere e lavorare
in assenza di gravità: si profilavano all'orizzonte traguardi più
ambiziosi.
***
Un aneddoto prima del filmato di rito. Il lancio di Gagarin fu preceduto dal test di un razzo
militare R-9, progetto dell'OKB-1, l'ufficio tecnico guidato da Korolëv. Il test fu un fallimento e molti a Tjuratam pensarono
che fosse di cattivo auspicio far volare un cosmonauta dopo un test
disastroso. Il successo e il record di Gagarin fecero presto dimenticare
il test del missile R-9. Tutti però se ne ricordarono quando arrivò
il momento di lanciare Titov: di nuovo ci fu un fallimento al test di un missile R-9. Ma il fallimento scatenò una reazione opposta. Se un R-9 non funzionante aveva annunciato il successo
di Gagarin, un altro R-9 avrebbe assistito Titov. Così dice Boris Čertok nel suo Rockets and People, vol. III, miniera di aneddoti e informazioni
sugli ambienti tecnocratici dell'URSS.
Per Titov ho scelto un breve filmato (44 secondi), non rappresentativo del suo volo, ma
interessante per i lettori italiani. Mostra qualche sequenza girata a
Washington l'anno dopo il lancio del cosmonauta sovietico. Titov si reca negli Stati Uniti per incontrare John Glenn - il primo Americano a compiere un volo orbitale (tre orbite) - e il presidente Kennedy. La sequenza è interessante più che altro perché ci mostra un pezzo di retorica
giornalistica degli anni '60. Altri tempi, altre imprese, altre voci.
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