Il 12 di settembre del 1970 il programma
spaziale sovietico lanciò una nuova sonda nel tentativo di realizzare
la missione che era fallita con Luna 15
nel luglio dell'anno precedente, ossia
prelevare campioni di suolo lunare e riportarli sulla Terra per le analisi
degli scienziati.
Compiendo un allunaggio perfetto Luna 16 raggiunse il Mare
Fecunditatis (Mare della Fertilità) il 20 settembre dello stesso anno.
Il preciso luogo dello sbarco era
situato sull'equatore lunare, 100 km a est del cratere Webb, a circa 800 km dalla zona di sbarco degli astronauti di Apollo 11.
La sonda era dotata di un braccio meccanico munito di una piccola trivella alla sua estremità, capace
di penetrare nel terreno lunare per recuperare del materiale minerale.
Il carotaggio consentì di entrare nel terreno solo fino a 35
cm di profondità perché la strumentazione inavvertitamente urtò contro
una roccia piuttosto dura che danneggiò la piccola trivella a raccolta.
Dopo il recupero del materiale,
il braccio si risollevò e riportò il perforatore nello stadio di
discesa della sonda mentre la punta si trasferiva nel modulo di rientro per il ritorno a terra.
Il campione di terreno ottenuto era composto da 101 grammi di minerali
lunari ed era stato meccanicamente riposto in un contenitore (una sfera di
colore scuro collocata alla sommità della sonda) per essere inserito in una
capsula ermetica dove avrebbe trovato protezione per tutta la durata del
viaggio di ritorno.
Il 21 settembre il veicolo ripartì, grazie ad una più piccola sonda a razzo, alla volta della Terra,
sollevandosi in verticale e seguendo una traiettoria balistica (siccome la
gravità lunare è minore di quella terrestre non fu necessario un vettore con
particolare potenza).
Dopo tre giorni i sovietici
poterono recuperare l'involucro che, con un sistema di paracadute, alle 8.26 (ora di Mosca) era atterrato in
Kazakhstan a 80 chilometri dalla città di Jezkazgan.
Gli addetti al recupero localizzarono facilmente il punto di
caduta grazie ad una radiotrasmittente collocata nel contenitore.
Gli esiti della missione Luna 16
La missione Luna 16 fu la dimostrazione che l'Unione Sovietica non aveva affatto dimenticato la Luna.
Dopo i successi dello sbarco americano e la raccolta di numerosi chilogrammi di rocce
lunari dalla missioni americane di Apollo
11 e 12 Mosca era rimasta fedele al programma di esplorazione
automatica che negli anni passati aveva dato risultati notevoli.
La sonda era rimasta sulla
superficie lunare per un tempo pari a 26 ore e 25 minuti ed era stata la prima
volta che una complessa operazione si era svolta completamente in maniera
automatica, anche se gestita da terra. Tutti i movimenti della sonda erano
stati telecomandati dal centro di controllo e gli operatori avevano osservato
il braccio meccanico attraverso una telecamera.
Sebbene per l'Unione Sovietica Luna 16 avesse rappresentato un grande
primato nella storia dell'esplorazione dello spazio, per alcuni il prezioso
carico riportato a terra rappresentava un premio
di consolazione in quanto non poteva competere con la grande quantità di
rocce lunari selezionate dai primi due sbarchi umani del programma Apollo.
In aggiunta, in Occidente
l'opinione pubblica aveva prestato scarsa
attenzione alla missione mettendo in secondo piano il successo sovietico.
D'altronde, se la spedizione si
fosse svolta in maniera perfetta soltanto un anno prima, anticipando l'arrivo
degli astronauti americani, l'Unione Sovietica avrebbe ottenuto una clamorosa
vittoria sui propri rivali.
Imperfezioni durante la missione
L'interno della sonda robotica
pesava quasi 6 tonnellate. Buona parte del peso era costituito dai propellenti
che avevano alimentato il veicolo nelle numerose e delicate manovre da
compiere.
Sfortunatamente, durante i
movimenti di collocamento del materiale appena raccolto, circa metà del materiale scavato era scivolato via a
causa di una brusca mossa del braccio meccanico, cosicché sulla Terra era stata
riportata solo una misera quantità di
suolo lunare.
Le operazioni di carotaggio, in
effetti, erano state molto complesse. La custodia del meccanismo di
perforazione era avanzata per rotazione a 50 giri al minuto. Il perforatore era
cavo al suo interno e il braccio poteva allungarsi fino a 90 cm e scavare a una
profondità di 30 cm attraverso strati di ogni tipo.
Al braccio occorrevano 10 minuti
per arrivare al suolo in posizione di lavoro e circa mezzora per scavare.
Pochi giorni dopo il recupero del
materiale lunare Aleksandr Vinogradov, vice-presidente dell'Accademia delle
Scienze dell'Unione Sovietica, fornì descrizioni scientifiche accurate
affermando che il campione aveva un più basso contenuto di titanio e ossidi di
zirconio e una più elevata dose di ossidi di ferro rispetto al materiale
raccolto da Apollo 11 (tuttavia, nel
complesso l'analisi confermava la presenza dei 70 elementi chimici rilevati
anche dagli Americani).
Vinogradov inoltre chiarì come la trivella non fosse riuscita a penetrare oltre i 35 centimetri di profondità a
causa dell'eccessiva durezza delle rocce.
***
Fonti
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