mercoledì 4 marzo 2015

La Rivoluzione d'Ottobre: qualche considerazione


Scena da Ottobre, di Ėjzenštejn: l'assalto al palazzo d'inverno.
Nel tardo autunno del 1917 i bolscevichi avevano ormai guadagnato preziosi consensi nella società russa, in particolar modo per il ruolo avuto nella sconfitta di Kornilov e per il discredito di cui era oggetto il governo Kerenskij. Decine di migliaia di nuovi militanti contribuirono a far ottenere ai bolscevichi la maggioranza in molti soviet urbani e nei sindacati. 

Lenin e Trotskij guidavano un partito in rapida trasformazione ma con attitudini organizzative tese a prendere rapidamente il potere. All'inizio di Ottobre Trotskij, divenuto presidente del Soviet di Pietrogrado, aveva formato un Comitato militare rivoluzionario forte di venti-trentamila uomini. L'insurrezione scattò la sera del 24 ottobre. I ministri del governo furono arrestati. Il Palazzo d'Inverno e altri centri strategici vennero occupati celermente. 

La risolutezza e la simultaneità dell'operazione fu possibile grazie all'appoggio, attivo o tacito, di strati importanti del paese. I socialisti moderati poterono inviare un solo corpo di cavalleria anziché i 12 comitati di armata previsti. Mentre l'organizzazione del vecchio Stato si sfaldava, quella del nuovo si faceva largo con impressionante destrezza. I primi decreti di Lenin ebbero un impatto impressionante sullo scenario russo e internazionale.




I bolscevichi alla prova del governo


Il primo decreto, quello sulla pace, venne emesso due ore dopo l'arresto del governo. Il secondo varò la riforma agraria, tanto attesa da larga parte del paese. Un terzo proclamò l'uguaglianza e la sovranità dei popoli dell'ex impero, riconoscendone il diritto all'autodeterminazione. Seguirono l'abolizione della pena di morte, l'introduzione del controllo operaio, la gratuità della previdenza sociale e dell'istruzione. 

Maneggiando con pragmatismo il meglio della tradizione socialista, democratica e perfino liberale, Lenin aveva messo d'accordo contadini, operai, soldati e minoranze etniche e aveva lanciato sul corso della storia un messaggio destinato ad avere portata universale. Cominciava la parabola storica del comunismo internazionale, caratterizzata indissolubilmente dalle specifiche vicende del “paese culla”, ma capace anche di valicarne le frontiere. 

Ciò che fu subito chiaro è che il comunismo bolscevico si distaccava definitivamente dalla tradizione
Lenin fra la folla a Pietrogrado.
socialdemocratica di fine Ottocento. Infatti il nucleo del metodo rivoluzionario nacque e si sviluppò in uno scenario caratterizzato dalla guerra, dall'arretratezza e dalla totale assenza di tradizioni democratiche di governo. I decreti di Lenin non potevano cancellare in un colpo le contraddizioni della società russa e dell'orizzonte geopolitico ereditato dallo zarismo. I presupposti della rivoluzione e le sue interpretazioni variavano per nazionalità, minoranze, classi sociali, organizzazioni politiche. 

L'equivoco tra la necessità di una nuova entità statale forte e la tolleranza verso fenomeni di localismo sarebbe presto emerso, così come quello tra la volontà di pace e la necessità di non soccombere in una guerra civile. Inoltre la Costituente rivelò altri aspetti dell'equivoco dell’Ottobre”. Il partito di Lenin, a dimostrazione del suo enorme radicamento urbano e operaio, prese il 24% dei voti, ma nulla poté contro l'immenso peso demografico della sterminata campagna russa. 

I socialisti-rivoluzionari presero il 40%, assicurato dalla loro penetrazione nella società contadina. Per evitare che il risultato della Costituente potesse divenire uno strumento per screditare l'Ottobre, i bolscevichi sciolsero l'assemblea e mantennero saldamente il potere coadiuvati dai soli socialisti-rivoluzionari di sinistra. 

Nel paese regnava una calma apparente. Le città e le campagne vissero l'avvento del nuovo potere con differenti sentimenti contraddittori. Gli operai, forti del controllo sull'industria, si sentivano gratificati. I ceti avversi al bolscevismo pensavano che la loro avventura sarebbe durata poco e per questo non si mossero. Solo gli intellettuali provarono a reagire contro quello che definivano un semplice colpo di Stato, ma vennero presto ricondotti a più miti consigli. I contadini avevano ottenuto la terra e cercarono di organizzarsi sulla base degli assetti di villaggio richiesti dalle nuove condizioni di proprietà.



Che fare?


A Pietrogrado il Governo era impegnato a costruire i rudimenti del nuovo Stato. Ma che tipo di Stato avevano in mente i bolscevichi? La visione della società futura ereditata dal marxismo non offriva ricette pronte e risultava indebolita a causa dell'estrema arretratezza socio-economica della Russia. Aver preso il potere in un paese di questo tipo poneva il gruppo dirigente davanti a sfide che la teoria marxista non aveva previsto, a partire dall'ambito economico. 

Le banche vennero nazionalizzate e cominciava a porsi l'esigenza di un'unica grande banca, anima contabile della futura società socialista. Si faceva strada, attraverso numerosi dibattiti sul ruolo della moneta, la teoria marxiana del valore-lavoro e le sue modalità attuative. Due decisioni economiche contribuirono tuttavia a peggiorare la situazione economica: l'utilizzo dell'inflazione per finanziare la rivoluzione e soprattutto il disconoscimento del debito estero zarista che causò frizioni importanti con i creditori europei. In molte zone dell’ex-impero le forze avverse all'Ottobre cominciavano a riorganizzarsi.

L'esperienza bolscevica era posta al centro di uno spazio geo-politico dove si fronteggiavano non solo diverse classi, ma anche differenti tentativi di costruzione statale. Lo scoppio della guerra civile era insomma inevitabile e Lenin intravedeva nelle sue conseguenze la possibilità di estendere la rivoluzione e spezzare l'isolamento che avrebbe potuto soffocare il socialismo nella culla

L'Ottobre era quindi minacciato su più fronti e la debolezza fisiologica del nuovo potere poté trovare conforto soltanto nella forza dell'apparato statale e nella capacità del partito di innervarne le strutture. Nonostante le difficoltà e le contraddizioni emerse in quei primi mesi, il gruppo dirigente bolscevico seppe opporre alle sue debolezze la risolutezza e il talento, l'apertura mentale e la spietatezza, forza ideale e pragmatismo. Secondo Berdjaev furono queste caratteristiche a fare del bolscevismo il movimento meno chimerico, più realistico e conforme alla situazione venutasi a creare in Russia nel 1917.

Nessun commento:

Posta un commento