mercoledì 25 novembre 2015

Programma Vostok: le missioni annullate


Manifesto della propaganda sovietica: i primi quattro cosmonauti del programma spaziale Vostok
Con il programma Vostok l'Unione Sovietica si aggiudicò degli importanti primati nel campo dell'esplorazione spaziale: il primo lancio spaziale (Gagarin, Vostok 1); la dimostrazione che si può compiere un lavoro complesso nello spazio (Titov, Vostok 2); la prima missione con due capsule (Vostok 3 e 4); la più lunga traversata su capsula monoposto (Bykovskij, Vostok 5); il lancio della prima cosmonauta (Tereškova, Vostok 6). Il risultato era dovuto soprattutto agli sforzi dell'ufficio tecnico OKB-1 (e del suo decisissimo ingegnere capo, Sergej Korolëv) e all'impegno dei cosmonauti. Escluso il segretario generale Chruščёv, né nel Partito né fra le gerarchie militari il programma spaziale trovava particolare sostegno o apprezzamento.




La capsula, il satellite spia, i militari


L'OKB-1 (una realtà "leader del settore", per fare il verso all'aziendalese di oggi) negli anni '50 guidò il grosso del comparto missilistico e spaziale dell'URSS. Il finanziamento dei programmi gravava in buona misura sul bilancio della Difesa. D'altra parte i missili balistici erano concepiti inizialmente come armi, poi diventavano anche vettori per l'esplorazione dello spazio.

Al fine di ottenere l'approvazione e i finanziamenti per il loro programma di lanci pilotati, Korolëv e i suoi escogitarono una soluzione che permettesse all'ufficio di tenere il piede in due staffe. La struttura di base sarebbe stata la stessa sia per la capsula Vostok sia per il satellite da ricognizione Zenit. Quello che cambiava era soprattutto il carico. Questo permetteva all'OKB-1, con un po' di lavoro aggiuntivo, di portare avanti "un programma e mezzo" valido per due. L'approvazione e i fondi arrivarono, ma da quel momento in poi per Korolëv fu sempre più difficile rendere i suoi progetti attraenti per le Forze Armate - complice anche il fallimento militare del missile R-7, splendido vettore ma arma di fatto inutilizzabile. E se Korolëv su quel fronte si trovava di fronte a difficoltà crescenti, un suo concorrente, il giovane Vladimir Čelomej, si dimostrava un vero maestro nel destare l'interesse dei militari, aiutato anche dai mutamenti del quadro politico.

Korolëv aveva come obiettivo principale sul breve periodo un lancio con equipaggio. Lo considerava il primo gradino importante del suo personale programma spaziale, un programma che si sarebbe concluso negli anni '80 con i cosmonauti a passeggio per Marte. L'uomo pensava in grande. I finanziamenti che otteneva per il programma Vostok erano però insufficienti ai suoi piani grandiosi: Korolëv desiderava lanciare un gran numero di capsule, in modo da permettere a molti cosmonauti di fare fin da subito una prima esperienza di volo nello spazio. In questa maniera il programma spaziale avrebbe presto avuto un solido e numeroso gruppo di veterani fondamentale per gli sviluppi successivi.

Quadro di Sokolov: la capsula Vostok in orbita.
Un quadro di Sokolov raffigurante la capsula Vostok
separata dal terzo stadio del vettore: è l'ingresso in orbita.
Nel novembre del 1962, dopo la missione doppia Vostok 3 e 4, Korolëv e il generale Kamanin (il capo dei cosmonauti) presero a farsi sempre più insistenti con le loro richieste. Se Vostok 5 e 6 erano missioni date per certe (almeno una doveva ospitare una cosmonauta), i due dirigenti chiedevano di estendere la pianificazione fino al lancio di Vostok 17! Per ingolosire le Forze Armate i due agitarono la prospettiva di esperimenti e collaudi utili a fini bellici: manovre da intercettazione per l'eliminazione di satelliti, uso di attrezzature da ricognizione. Ma i militari non abboccarono all'amo. I politicanti nemmeno. Si sapeva che Korolëv aveva in progetto una nuova capsula (sarà la futura Sojuz): in molti pensarono che fosse una buona idea abbandonare la Vostok, la quale invecchiava in fretta, per passare direttamente al nuovo mezzo, più spazioso e capace.

Il 1963 si aprì pertanto all'insegna dell'incertezza. Korolëv diede istruzioni informali perché le catene di montaggio controllate dal suo istituto approntassero quattro capsule nuove - per ogni evenienza - per quanto solo due lanci avessero ricevuto il via libera.



I nuovi programmi


Nel frattempo l'arena aerospaziale sovietica andava gradualmente affollandosi. Altri progettisti si facevano avanti con i loro progetti, desiderosi di finanziamento e di prestigio. Čelomej in particolare era già sulla breccia con gli spazioplani e la capsula lunare LK-1. Jangel' reclamava la sua parte e proponeva nuovi vettori.

Il cosmonauta Jurij Gagarin e l'ingegnere capo Korolëv.
Il comsonauta Jurij Gagarin in compagnia
dell'ingegnere capo Sergej Korolëv.
Korolëv aveva iniziato i lavori alla Sojuz nella prospettiva di una missione circumlunare. In questo ruolo la Sojuz fu scalzata dalla LK-1 di Čelomej. Korolëv decise di riconvertire la sua creatura a capsula orbitale multiposto, il successore della gloriosa Vostok. Il primo volo era previsto, sulla carta, per il 1964. Ma fu presto chiaro a tutti che la Sojuz non sarebbe mai stata pronta prima del 1965 (anche questa valutazione si sarebbe rivelata eccessivamente ottimistica: Sojuz 1 avrebbe volato solo nel 1967 e per di più causando la morte del suo collaudatore, Vladimir Komarov, all'epoca veterano della missione Voschod 1).

Il 5 di febbraio del 1964 Korolëv scoprì le sue carte. La situazione gli era oltremodo congeniale: si trattava di una presentazione dei suoi progetti a un pubblico selezionato: i cosmonauti e Kamanin, giunti in visita agli uffici dell'OKB-1. Ad attenderli i capi progetto, Korolëv e un simulacro della Sojuz, a grandezza naturale. E alla fine della visita Korolëv rivelò agli ospiti che non ci sarebbero state altre missioni delle Vostok. In attesa della Sojuz i lanci sarebbero andati avanti con le Voschod, delle Vostok modificate in maniera tale da ospitare due o tre cosmonauti e permettere l'atterraggio senza l'espulsione con il seggiolino eiettabile. Kamanin, poco amante delle sorprese, non fu per niente soddisfatto. La sua valutazione sulle Voschod era che fossero un inutile azzardo; allo stesso modo trovava che abbandonare le Vostok, ancora capaci di dare importanti risultati, fosse un errore. Ma Korolëv aveva visto giusto e in parte parato un colpo che stava per arrivare: pochi mesi dopo gli ordini emanati da Mosca chiusero ufficialmente e definitivamente il programma Vostok.



Le Vostok mai lanciate


Se diciassette Vostok sembrarono a tutti un'irritante esagerazione, sia i militari che il Cremlino accettarono di discutere un programma più limitato. L'ultima versione in discussione, prima della chiusura del programma, prevedeva di arrivare fino alla missione 13.

  • Vostok 7: missione d'alta quota con attraversamento delle fasce di Van Allen (per compiere rilevamenti sulla radioattività) della durata di otto giorni.
  • Vostok 8 e 9: missione doppia della durata di dieci giorni.
  • Vostok 10: missione di dieci giorni con compiti di osservazione astronomica e collaudo dei sensori progettati per l'orientamento della capsula Sojuz.
  • Vostok 11: capsula modificata per permettere l'atterraggio senza espulsione con il seggiolino eiettabile. Obiettivo della missione: compiere la prima passeggiata spaziale.
  • Vostok 12: nuova passeggiata spaziale.
  • Vostok 13: ultima missione di lunga permanenza.




La chiusura del programma Vostok: qualche osservazione


La capsula Vostok e il vettore R-7 permisero ai Sovietici di guadagnare un netto vantaggio nei primi anni '60, iniziando i voli con equipaggio direttamente con un lancio orbitale. In questo distanziavano nettamente gli Americani, che il modesto carico del vettore Redstone obbligava a ribattere con dei balzi suborbitali della capsula Mercury.

Le autorità sovietiche, inebriate dal successo propagandistico e al contempo desiderose di non scontentare i progettisti (e probabilmente non vedendo di buon occhio un Korolëv in posizione di monopolista spaziale) dispersero i fondi in un gran numero di programmi missilistici e cosmonautici. Pochi di questi programmi, per altro, arrivarono oltre qualche collaudo. Su questa pletora di progetti s'inserì per di più il programma lunare - anch'esso debitamente sdoppiato.

Questo stato di cose, già all'inizio degli anni '60, provocò un rallentamento del comparto spaziale, problema che era acuito dalla mancanza di un vertice che definisse con chiarezza gli obiettivi di lungo periodo e distribuisse le risorse. Di fatto quel poco di unitarietà di sforzi e organicità rimasto al programma spaziale sovietico era dovuto all'atteggiamento bellicoso di Korolëv, intenzionato a riportare ogni aspetto sotto il suo controllo.

Un quadro di Leonov raffigurante la propria passeggiata spaziale, missione Voschod 2.
Inizia la passeggiata spaziale di Leonov, missione Voschod 2:
l'autore dell'illustrazione è proprio il cosmonauta.
Questo rallentamento, unito all'evidente disinteresse delle alte sfere militari, finirà per dare il colpo di grazia al programma Vostok. C'è poi un'altra questione rilevante per la chiusura. La capsula, come detto prima, invecchiava in fretta. Il confronto con la nuova Gemini della NASA (un bel velivolo biposto, con capacità di manovra in orbita) sarebbe stato impietoso per la capsula sovietica: un colpo inaccettabile per il prestigio sovietico - inaccettabile per il Partito e il governo, s'intende.

Da ciò deriva la decisione di chiudere il programma e andare avanti con la ben più capace Sojuz, usando nel frattempo delle Vostok modificate, le Voschod, per tappare la falla e mantenere una presenza in orbita. Il programma Voschod si esaurirà dopo due sole missioni e due grandi record. Voschod 1 fu la prima capsula multiposto - oltre che il primo caso di atterraggio sulla terraferma con equipaggio a bordo. L'equipaggio della Voschod 2 fu protagonista della storica impresa della prima passeggiata spaziale. Voschod 1 - missione semplicissima - non presentò intoppi; Voschod 2 fu a un passo dal disastro. Il generale Kamanin aveva ragione: le modifiche approntate alla Vostok ne avevano enormemente ridotto i margini di sicurezza.

L'obiettivo tattico - mantenere un'illusoria guida della corsa allo spazio tramite record molto vistosi - fu raggiunto. Purtroppo a scapito dell'obiettivo strategico - concludere progettazione e collaudi della Sojuz, rilevanti anche per il programma lunare. Questa per lo meno è l'opinione del generale Kamanin, la cui autorevolezza in materia è difficile contestare.

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