Un manifesto del 1932 invita i contadini a iscriversi al Partito. |
Con questo secondo post si conclude l'analisi della statalizzazione dell'agricoltura sovietica. Chi si fosse perso il precedente, può iniziare a leggere da La collettivizzazione dell'agricoltura - prima parte. Il post di oggi parte da dove si interrompeva il primo, con il marzo del 1930: le sommosse contadine, reazione al tentativo di statalizzazione, spingono il governo di Stalin a fare una parziale marcia indietro. Ecco cosa successe in seguito e come si definì per conseguenza il mondo contadino sovietico, fino alla caduta dell'URSS.
Sempre nel mese di marzo fu elaborato lo statuto modello per i colcos nel quale fece la comparsa il sistema dei “giorni di lavoro” (trudoden), destinato a regolare per decenni i compensi dei membri delle fattorie collettive. Si trattava di una sorta di cottimo in natura usato per imporre ai contadini la nuova servitù sulle terre del nuovo signore. La ritirata strategica, resa necessaria anche dalla grave crisi finanziaria che colpì l'URSS a causa dell’errata riforma del credito varata nel 1929, poté essere interrotta verso la fine dell'anno, quando fu evidente l'entità del raccolto. Ai contadini vennero sottratte senza nessun corrispettivo 22 milioni di tonnellate di grano, cinque delle quali vennero esportate per ottenere credito per l'industrializzazione.