mercoledì 23 aprile 2014

Menzogne e omissioni sul volo di Jurij Gagarin nello spazio


Una famosa foto di Jurij Gagarin con il casco e la tuta.
Il 12 di aprile ricorre l'anniversario del lancio di Jurij Gagarin, la missione Vostok 1, come avranno visto quelli di voi che seguono la nostra pagina Facebook. Con questo post voglio parlare di alcuni fatti poco noti relativi a quell'impresa da record, il volo dell'uomo nello spazio. La cappa di paranoica segretezza, che avvolgeva il programma spaziale sovietico, anche in quell'occasione manifestò i suoi effetti. Nascose, glissò e taroccò: e con ciò contribuì  a diffondere dubbi e sospetti sul grande risultato umano e tecnologico che era stato appena ottenuto.



Trasmette Radio Mosca, su tutte le stazioni dell'Unione Sovietica...


Nell'aprile del 1961 un lancio con un cosmonauta a bordo era nell'aria. Si attendeva - e in Occidente si temeva - qualche sorpresa dei Sovietici. Pochi giorni prima del lancio di Gagarin si era anche diffusa la diceria che il lancio fosse già avvenuto, ma che si fosse risolto in un fallimento: è la "variante Il'jušin" della leggenda dei cosmonauti perduti.

La mattina del 12 di aprile, alle 10.04, dopo la sigla usuale, la voce stentorea di Jurij Levitan, storico annunciatore di Radio Mosca, rivelò all'URSS e al mondo che una capsula spaziale era stata messa in orbita e che dentro vi era un cosmonauta, il pilota Jurij Alekseevič Gagarin. Scolari in vela, sfaccendati, passanti e studenti universitari si riversarono sulla Piazza Rossa per festeggiare un nuovo eroe. Non potevano saperlo, ma in quel momento il loro eroe stava per toccare il suolo.

Il successo sovietico ebbe un'eco vastissima in tutto il mondo. Gli Americani potevano solo complimentarsi e ingoiare l'ennesima umiliazione; Chruščёv poteva segnare al suo attivo un altro risultato della corsa allo spazio. Riprendo le sue parole, citate in un post di Luigi Pisci su questo blog:
Eravamo un paese scalzo e coperto di stracci, ci consideravano dei barbari, e ora guidiamo il mondo nello spazio.
La propaganda sovietica sfrutterà abilmente il risultato. Gagarin farà letteralmente un'altra orbita intorno alla Terra, visitando paesi amici e meno amici. In ogni tappa quel giovane ambasciatore verrà festeggiato dalle autorità e accolto dall'affetto spontaneo della popolazione.



Un record, due menzogne 


Come sempre, e specialmente in Unione Sovietica, non tutto poteva essere detto, non tutto poteva essere rivelato. Falsità e omissioni accompagnarono da subito le descrizioni del volo di Gagarin.

I Sovietici volevano registrare l'apogeo dell'orbita di Gagarin come un nuovo record di altitudine raggiunta. Per la FAI, Federazione Aeronautica Internazionale, la registrazione di un record di altitudine richiede il rispetto di tre condizioni:
  • si deve sapere la località del decollo;
  • si deve sapere la località dell'atterraggio;
  • dalla partenza all'atterraggio il passeggero deve essere all'interno del mezzo.

Seggiolino eiettabile delle capsule Vostok, progetto della ditta Zvezda.
Il seggiolino eiettabile della capsula Vostok.
Per i Sovietici il problema era duplice: non volevano rivelare le coordinate del poligono di Tjuratam, né potevano dire la verità sulle modalità d'atterraggio delle capsule Vostok, cioè che il cosmonauta veniva espulso col seggiolino eiettabile e non toccava terra dentro il mezzo. Così dichiararono che Gagarin era atterrato dentro la capsula e che era partito da Bajkonur, una cittadina del Kazakhstan, distante circa 320 km dal poligono.

L'uso di chiamare Bajkonur il poligono di Tjuratam si diffonderà lentamente anche fra i tecnocrati del programma spaziale sovietico. Nel 1995, a esperienza sovietica conclusa, il cambiamento di nome verrà ufficializzato. La menzogna dell'atterraggio dentro la capsula verrà ammessa invece nel 1971: il programma Vostok era stato chiuso nel 1963 e Gagarin era ormai morto.



La missione perfetta


Un problema può essere nascosto? allora lo si nasconda: questa era la prima legge del programma spaziale sovietico. La sua applicazione ha fornito non poca benzina alla leggenda dei cosmonauti perduti.

Si disse che il volo di Gagarin era andato come previsto: alla perfezione. Naturalmente non era vero. Nessun lancio nello spazio va come previsto, oggi quanto ieri. Le capsule Vostok, come le coeve Mercury americane, erano molto sicure - nonostante la diffusa opinione che le vuole degli angusti trabiccoli steampunk - e riportarono sulla Terra, sani e salvi, tutti e sei i cosmonauti del programma. Ma ogni lancio ha comportato dei problemi, in nessun caso con esiti fatali. I problemi più gravi furono proprio quelli che si verificarono durante la missione di Gagarin.

Il vettore R-7 causò un primo (grosso) problema. Le misurazioni telemetriche confermarono l'inserimento in orbita della capsula: purtroppo non nell'orbita giusta. Gagarin risultava essere molto più in alto del previsto, pericolosamente in alto.

Spiego questo "pericolosamente". La capsula Vostok conteneva acqua, aria e cibo per 10 giorni. Se il motore di discesa avesse fatto cilecca, la capsula sarebbe rientrata nell'atmosfera in 10 giorni al massimo, perdendo quota per normale decadimento orbitale. Questo se la capsula si trovava sull'orbita prevista: Gagarin stava su un'orbita alta più di 100 km rispetto a quanto pianificato. Da quell'altezza il decadimento orbitale lo avrebbe riportato nell'atmosfera in 20 giorni: sarebbe tornato morto. I parametri reali dell'orbita non vennero comunicati a Gagarin mentre era nello spazio, per non spaventarlo.

Capsula Vostok, schema semplificato: con modulo di discesa e modulo di servizio.
Uno schema semplificato della capsula spaziale Vostok,
che mostra il modulo di discesa (la sfera sulla sinistra)
e il modulo di servizio: le attrezzature poste sulla destra.
Fonte: wikipedia, Vostok 3KA.
Il 12 di aprile il motore di discesa si accese e spedì la capsula nell'atmosfera. Il funzionamento avvenne in automatico, come previsto. E qui si manifestò un secondo problema. Si pensò a lungo - fra coloro che dovevano pensare e sapere - che il problema fosse stato un'inezia abbastanza frequente in quel periodo, anche con le capsule americane: un'errata separazione del modulo di servizio (da abbandonare nello spazio) dal modulo di discesa. Un inconveniente che si era già presentato altre volte con le capsule di prova: i due moduli rimanevano uniti da un groviglio di cavi che l'attrito generato dall'ingresso nell'atmosfera bruciava in breve tempo, risolvendo il problema. L'unico effetto era quello di far ballare un po' la capsula e, in questo caso, il cosmonauta.

Boschini riporta nel suo libro, Il mistero dei cosmonauti perduti, che ora si sa che l'avaria riportata dalla Vostok 1 era ben più grave: lo si sa solo oggi, dopo un'attenta rilettura dei dati telemetrici. Il motore di discesa erogò spinta per 2 secondi in meno del previsto. Questo bloccò il circuito di separazione dei due moduli: la capsula di Gagarin rientrò nell'atmosfera con il modulo di servizio saldamente agganciato. Questo deviò la capsula dalla traiettoria corretta e fece passare a Gagarin un brutto quarto d'ora: la navicella spaziale scese nell'alta atmosfera vorticando furiosamente su se stessa.

La situazione venne risolta da un modesto deus ex machina. Nella loro prudenza, mai abbastanza lodata, i progettisti della Vostok avevano duplicato i circuiti responsabili delle funzioni essenziali; per le più importanti avevano inserito un circuito di riserva che funzionava sulla base di letture strumentali diverse da quelle usate dai primi. Un termometro, misurando l'elevata temperatura superficiale della capsula, indice che la capsula entrava nell'atmosfera, fece scattare il circuito di distacco, liberando il modulo di discesa dal modulo di servizio. Raggiunta la giusta altitudine il seggiolino eiettabile si attivò e il cosmonauta scese a terra con il paracadute.

Di fronte a lui, appena tornato dalla missione più importante della sua vita, stavano un'anziana signora e la sua giovane nipote: lavoravano in un campo e subito fecero per allontanarsi. Gagarin le chiamò più volte e disse di essere cittadino sovietico. Quell'uomo col casco bianco e la tuta arancione, sceso dal cielo con il paracadute, le aveva spaventate: chi era? un Americano abbattuto dalla contraerea? un abitante di Marte?



Basta spiegarsi


Il Marziano convinse le due contadine a fermarsi e ottenne l'uso di un telefono. Fu così che i suoi vennero a recuperarlo. Gagarin era finito nei dintorni di Engels, nel distretto di Saratov, Russia meridionale, a 280 chilometri dal punto previsto per l'atterraggio. A Tjuratam lo attendevano gli ingegneri del programma spaziale e gli altri piloti per una festa che si concluse a notte fonda, dopo molti brindisi, discorsi e partite a biliardo. L'ultima partita, prima di andare a dormire, vide affrontarsi Gagarin e la sua riserva, Titov, destinato alla missione Vostok 2. L'aneddotica non ci ha tramandato il risultato.

Gagarin e Chruščёv a Mosca, 19 di aprile del 1961: l'URSS festeggia il suo cosmonauta.
Il 14 di aprile il primo cosmonauta entrava a Mosca, accompagnato dai vertici dello Stato, del Partito e delle Forze Armate. Jurij Alekseevič Gagarin, nato a Klušino nel 1934, perito meccanico, figlio di una lattaia e di un falegname, iscritto al Partito, con moglie e due figlie, che andava in chiesa la domenica, pilota di caccia, maggiore (promosso in orbita) dell'Aeronautica militare, veniva accolto dai suoi concittadini come un eroe. Era un giovane di bassa statura, infagottato nel cappotto delle Forze armate, come tanti potevano essercene fra il pubblico: ma aveva volato nello spazio ed era stato il primo.

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